Da ieri, 6 luglio 2016, milioni di persone in tutto il mondo hanno messo le mani sull’attesissimo Pokémon GO. Un’applicazione che ci permette di interagire col mondo reale attraverso il nostro smartphone per catturare i primi 151 Pokémon, sparsi in ogni angolo di città e campagne. L’entusiasmo è alle stelle, ma siamo di fronte a qualcosa di buono per Pokémon e per i suoi fan?
Per cominciare a formulare una risposta dobbiamo guardare i dati nudi e crudi: Pokémon GO è un’applicazione gratuita con microtransazioni interne. Non è la prima volta che il brand propone qualcosa del genere, si era cominciato a febbraio 2015 col popolarissimo Pokémon Shuffle per Nintendo 3DS, e non è nemmeno la prima volta che ci si chiede quanto sia giusta questa scelta da parte di Game Freak e Nintendo. Pokémon, e Nintendo in generale, sono sempre stati profondamente tradizionalisti: ancora all’inizio di questo decennio microtransazioni e DLC erano concetti sconosciuti. Poi sono venuti i tempi difficili di Wii U e qualcosa doveva cambiare. Cambiamenti che il pubblico ha apprezzato: i DLC di Mario Kart sono eccellenti, così come quelli di Smash Bros, mentre le applicazioni gratuite viste fino ad oggi (tra cui Miitomo) hanno attirato pubblico e curiosità. Sembrerebbe un quadro vincente, ma c’è qualcosa che non torna.
Ed è il nodo delle microtransazioni. La risposta più veloce a questa critica è che non esiste alcun obbligo a spendere denaro, qualcosa impossibile da contraddire. Ma rimane la sensazione di disagio nel vedere una saga che accompagna molti di noi fin dall’infanzia chiederci denaro per qualcosa che alla fine potrebbe essere ottenuto solo col tempo: Poké Ball, soldi, vantaggi momentanei. Se il gioco è così “facile”, perché chiedermi denaro in questo modo? Perché arrivare a propormi di spendere 99,99€ (99,99!) per un bonus che posso guadagnarmi col tempo? Si creano svantaggi tra i giocatori, tra chi ha speso ed è arrivato prima a un livello competitivo e chi non ha cacciato un soldo e deve attendere. Poco male per chi non si preoccupa di partecipare a competizioni, ma doloroso per chi ha visto da sempre in Pokémon un gioco dell’uguaglianza, in cui l’unica moneta che dava vantaggio era quella della conoscenza delle meccaniche e dei segreti del gioco.
Ma al di là di questi dettagli Pokémon GO vanta una formula vincente, fatta di palestre, team, interazione col mondo reale e tra giocatori. Milioni di persone che avevano abbandonato il brand da anni, spesso più di dieci, si sono di nuovo interessati a qualcosa targato Pokémon facendo girare il più possibile la cosa sui social. Spargendo ulteriormente il nome e l’hype. È una cosa buona e giusta? Indubbiamente. Vuol dire più attenzione a una saga già solidissima (forse la più virale tra tutte quelle nella scuderia Nintendo) e magari un rientro di vecchi fan in vista di Sole e Luna.
E Pokémon, soprattutto, è il Re Mida della casa giapponese: tutto quello che tocca diventa oro. Se Miitomo, nonostante un buon successo iniziale, ha subito un crollo dell’utenza, il gameplay di Pokémon GO può garantirgli un successo più duraturo, soprattutto in virtù della forza del marchio che rappresenta. La gente si stuferà presto di andare in giro in cerca di Pokémon? Non credo. Di sicuro l’attenzione subirà un calo fisiologico nei prossimi mesi, soprattutto in vista dei ben più appetitosi Sole e Luna, ma l’immediatezza di GO gli permetterà di mantenere un fascino costante. Perfino a dispetto di giocatori esperti (o danarosi) che monopolizzeranno lo scenario competitivo. Come accade già nei titoli principali, benché con premesse completamente diverse (e più oneste, come abbiamo detto poco sopra).
Quello che Pokémon GO dovrebbe impegnarsi a fare, più di ogni altra cosa, è di promuovere una nuova attitudine alla saga da parte del grande pubblico. Se i ventenni/trentenni che giocano a Pokémon hanno fatto gruppo solo da pochi anni in Italia, rimane nei loro confronti un atteggiamento poco collaborativo da parte di chi è esterno a tutto questo, anche all’interno dello stesso mondo videoludico. Spesso considerati giocatori di Serie B, fossilizzati su un gioco da bambini (quante volte l’abbiamo sentita, quanta noia…), per molti altri rimangono semplicemente bambinoni. Ed è quello che Pokémon GO può e deve mutare, dimostrando in altre parole che Pokémon ha un’attrattiva immensa e irresistibile che gli è intrinseca, a prescindere dall’età.
Ci riuscirà? Io spero di sì. Forse sarà una moda momentanea, più probabilmente diventerà un’app classica al livello di Angry Birds. Ma in ogni caso ha tutti gli strumenti per gridare al mondo che il fattore Pokémon esiste e può piacere a tutti.
Hanno tra le mani una bomba ad orologeria. Solo il tempo ed il suo sfruttamento ci diranno se esploderà o farà cilecca.
Purtroppo non è nulla di nuovo, ormai qualsiasi F2P offre formati di microtransazioni che arrivano fino a 99€: personalmente la cosa non mi sorprende più di tanto, soprattutto perché se qualcuno è disposto a spendere soldi per trovarsi avvantaggiato può anche fare acquisti multipli, avendo lo stesso risultato. Insomma, non è scandaloso che ci siano anche offerte che sfiorino il centinaio di euro.
In realtà credo che noi abitanti della penisola dovremmo essere al sicuro da questo punto di vista, difficilmente riusciremo a trovare qualcuno disposto a spendere soldi per un F2P e che di conseguenza possa avere vantaggi inarrivabili su chi decide di giocare gratuitamente: il problema è tutto dei nord americani e giapponesi, spendaccioni esagerati in questo genere di cose, e con cui in teoria dovremmo avere ben poco a fare (se ho capito bene, le lotte dovrebbero avvenire per la maggior parte in locale).
Ben venga in generale chiunque voglia spenderci denaro, inutile puntualizzare che se un’app è di successo i produttori sono più invogliati a investirci altri soldi, e di conseguenza migliorare l’esperienza di gioco per tutti.
L’unica mia vera preoccupazione è la possibile creazione delle solite hack apk che permetterebbero di impossessarsi gratuitamente di valuta premium, rovinando Pokemon Go sotto innumerevoli punti di vista.
Ma dettagli economici a parte, Go rappresenta quello che molti bambini di circa 20 anni fa si aspettavano da un gioco Pokemon, o almeno la cosa che più si avvicina per ora a un mmorpg Pokemon. Perciò ben venga, e nel caso diventi un’app prolifica e duratura ancora meglio.