Se mi chiedeste quando è stata la prima volta in cui ho cominciato a concepire l’esistenza del futuro, inteso come tempo diverso dall’eterno presente che caratterizza l’infanzia, vi risponderei facendo un nome: quello di Steelix. L’anno era il 2000 e anche da noi, piccolo mondo antico così lontano dal Giappone patria di Pokémon, iniziarono ad arrivare le prime sostanziose notizie sulla seconda generazione, sbarcata proprio quell’anno negli Stati Uniti con Oro e Argento. Per la prima volta Pokémon aggiungeva qualcosa di veramente nuovo al proprio impero, per la prima volta un’intera generazione sperimentò in prima persona il concetto di novità. Una novità che aveva un araldo d’eccezione, come ho appena accennato, nel tipo Acciaio.
Il mondo nuovo
Pokémon Oro e Argento sono noti e celebrati per la valanga di contenuti inediti che introdussero, e per una lunga serie di motivi rivestono ancora oggi il ruolo di titoli più innovativi della saga. Molte di queste novità sono però fisiologiche, naturali, facilmente riscontrabili nel nostro mondo: i colori, il giorno e la notte, i generi sessuali. Quel volto nuovo più nuovo di tutti, avveniristico anche per noi bambini figli dei computer e dei primi cellulari moderni, lo aveva però il tipo Acciaio, una sorta di tipo Roccia tirato a lucido (letteralmente, come proprio nel caso di Steelix) che introduceva in Pokémon un concetto imprevedibile e innaturale, quello di un nuovo tipo. Va da sé che molte di queste riflessioni valgono anche per il tipo Buio, anch’esso introdotto con le prime avventure a Johto.
La differenza tra Buio e Acciaio, però, sta proprio nel loro legame con la Natura: se il primo è un elemento che fa parte dell’ordine naturale delle cose, come l’acqua e il fuoco, il secondo è frutto del lavoro dell’uomo ed esiste esclusivamente come espressione del nostro intelletto, capace di dare nuove forme alle materie prime.
Dal punto di vista di un bambino di sette anni il tipo Acciaio, semplicemente, è figo. I Pokémon che ne fanno parte sono spesso brutali (Steelix, Skarmory) o hanno un fascino alieno (Magneton, Forretress). Le loro caratteristiche costituiscono un’anomalia rispetto al resto del mondo di Pokémon, fatto di carne ed elementi, e solo due tipi possono in qualche modo essere affiancati al tipo Acciaio: quello Spettro e quello Veleno. Ma se il primo ha una valenza spirituale e radici spesso organiche che il metallo non conosce, il secondo si pone in aperta opposizione alla Natura, per sua stessa definizione (e come analizzai un anno fa).
La caduta degli dei
Così come il tipo Buio, anche l’Acciaio nel corso degli anni ha subito un’erosione progressiva del suo ruolo di outsider, normalizzandosi sempre più fino a diventare un tipo come un altro. Al solito è proprio il gioco di carte a dare ulteriore conferma della cosa, oltre al numero esponenziale di mostriciattoli metallici aggiunti negli anni. È infatti ai tempi di Diamante e Perla che il tipo Metallo, corrispettivo nel GCC dell’Acciaio, perde la peculiarità che lo accomunava all’Oscurità, corrispettivo del Buio: le sue carte Energia smettono di essere Speciali (con i bonus e i malus del caso) e vengono equiparate a quelle di tutti gli altri tipi, diventando Energie Base.
La fine di un’epoca in cui Buio e Acciaio erano diversi, “nuovi”, estranei a un ordine prestabilito. Un po’ come quando la band che ti piaceva finisce a Sanremo.
Perché alla fine era proprio qui che si nascondeva il fascino futuristico, brutale e selvaggio del tipo Acciaio: nel suo essere punk, completamente diverso dal resto ma col carattere e l’identità necessari per spiccare dalla massa. Un tratto che con gli anni si è inevitabilmente perso, senza depauperarlo dal suo ruolo di tipo “figo” ma ricordandoci che non sempre poteva esserlo secondo un certo stereotipo. A ormai cinque generazioni dalla sua introduzione ci è stato infatti insegnato che non era possibile proseguire esclusivamente con Steelix e Aggron, e i vari Klinklang, Durant e Klefki ci hanno fatto capire l’intrinseca normalità di qualcosa che speciale doveva esserlo in un momento ben preciso.
Al momento giusto
La mente corre subito al tipo Folletto, introdotto nel 2013 con Pokémon XY, e a come fin da subito fossero altri i fattori che dovevano renderlo irresistibile: aspetto dei mostriciattoli, utilità nel metagame, abbinamento con le Mega Evoluzioni. Non c’è spazio per la filosofia che nel 1999 rese il tipo Buio e Acciaio uno dei cavalli di battaglia della II generazione, le due espressioni più esplicite del rinnovamento che era necessario per mantenere il successo di uno dei più grandi fenomeni della cultura pop di sempre.
Se infatti, come detto, Oro e Argento introducono un mondo nuovo, l’aspetto più tangibile rimangono i mostriciattoli, e i mostriciattoli stessi diventano un tramite grazie ai nuovi tipi e alle nuove facce che li rappresentano. Di più, è proprio il tipo Acciaio a rappresentare al meglio il superamento di quello che avevamo conosciuto fino ad allora: due delle evoluzioni trans-generazionali più celebri di sempre sono Scizor e Steelix, i quali quadagnano il nuovo tipo proprio evolvendosi; la stessa cosa che fa Forretress, affiancandolo a uno dei tipi più naturali di tutti come il Colettero. Non ultimo, Magnemite e Magneton mettono in discussione un dato di fatto come solo quattordici anni dopo si sarebbe ripetuto coi vari Clefairy e Marill, senza però (ovviamente) l’effetto novità.
In conclusione il tipo Acciaio, la sua introduzione e il momento storico in cui essa avviene costituiscono una delle pagine più importanti nella storia di Pokémon, per ciò che hanno significato e per l’irripetibilità che li hanno caratterizzati. Quello di cui però siamo certi nel profondo del nostro cuoricino di fan sfegatati, io per primo, è che il futuro lo hanno visto davvero quei fortunati che più di quindici anni fa ebbero a che fare per la prima volta col tipo Acciaio.
E questo piacere non ce lo potrà levare nessun anno in più sulle spalle.
Sogna un corso universitario per scrivere biografie sagaci in tre righe. Creatore di Johto World, segue Pokémon dal suo arrivo in Italia nel 1999. Ne ha scritto e parlato così tanto negli ultimi due decenni che un sito come questo era una conseguenza inevitabile. Amante di Nintendo in generale, parla spesso di tutt’altro.