La scienza moderna soffre di numerosi problemi: uno tra questi è l’esistenza delle pubblicazioni predatorie, delle riviste (in gergo journals) che all’apparenza sembrano valide, scientifiche e affidabili, ma in realtà nascondono altro; è un sistema con cui vengono pubblicati dietro pagamento studi, articoli di opinione, review, teorie, senza alcun controllo da parte di esperti dell’affidabilità di quanto scritto nel paper.
Cosa ha a che fare questo con Pokémon? La risposta è presto detta: alcuni scienziati (veri) scrivono articoli di ricerche scientifiche (finte) e li mandano a queste case editrici per tentare di farsi pubblicare dietro compenso (vero), per dimostrare se una rivista è seria, o è semplicemente predatoria. È questo che ha fatto Matan Shelomi, ricercatore di entomologia dell’Università di Taiwan (ma come lui anche altri scienziati e ricercatori).
L’esempio più recente, come riportato anche da The Scientist è la pubblicazione Cyllage City COVID-19 Outbreak Linked to Zubat Consumption, ovvero Focolaio di Covid-19 ad Altoripoli collegato al consumo di Zubat. Che per chiunque conosca un minimo di scienza e di Pokémon sa che assolutamente non ha senso. Ancor meno se si apre il presunto report, a cominciare dagli autori: il Professor Elm, l’infermiera Joy, Gregory House e Mattan Schlomi (pseudonimo di Matan Shelomi), medico dell’ospedale di Gotham. Ma anche i riferimenti indicati non sono da meno, in quanto oltre ad altre “pubblicazioni” improbabili con altrettanto improbabili autori (il Team Rocket, tre infermiere Joy, Phoenix Wright e Miles Edgeworth), sono presenti anche ricerche vere e pubblicazioni in cui si denuncia proprio la piaga delle riviste predatorie.
E questo non è l’unico caso, dal momento che Shelomi è coautore anche di altre emozionanti ricerche, come Sylvatic and Urban Cycles of Pokérus (Pkmv) in Wild Mankey Populations, Proteomic Analysis of Autotomy and Regeneration in the Slowpoke Tail, Expression of the pokemon gene and pikachurin protein in the pokémon pikachu o addirittura PoryGON: a value-added models factor for C2C2B. Che sembrano validi solo finché non si legge il titolo. O la ricerca. O i riferimenti. E non è il solo, visto che anche altri suoi colleghi, come il dottor Adam Larson, del Carthage College (Wisconsin) hanno fatto lo stesso.
Studiando chimica comprendo la filosofia del “publish or die” tipica della ricerca scientifica (pur non essendo interessato alla pubblicazione), e quindi mi intristisce vedere come queste riviste dall’Impact Factor ridicolo sfruttino in questo modo ricercatori legittimi e contemporaneamente forniscano una piattaforma per finti ricercatori che possono spacciare ricerche false che normalmente non passerebbero una peer-review fatta da esperti per “vera scienza”. Riviste dai nomi che sembrano pienamente legittimi, ma non hanno di certo l’autorevolezza di Science, Nature, JAS, e così via. Spero quindi con questo articolo di aver fatto luce sulla gravità della situazione attuale, ma anche in generale; e che porti a riflettere e comprendere lo stato odierno della scienza e della ricerca.
Cosa ne pensate? Condividete le mie preoccupazioni? Fateci sapere le vostre opinioni nei commenti qua sotto.
Classe 1994, nintendaro dalla nascita. Ha quasi finito l’album delle figurine Pokémon uscito nel lontano 1999, e da allora è alla ricerca del Mew mancante. Ha iniziato a giocare a Pokémon con Oro quando ormai era già uscito Cristallo, ma da allora non si perde un’uscita della saga. Odia scrivere bio abbastanza sarcastiche in due righe.