TOP 10: i dieci migliori giochi Pokémon

Quando si parla di Pokémon ci si riferisce a uno dei più influenti prodotti della cultura popolare da un secolo a questa parte. Qualcosa che è stato in grado di declinarsi in una miriade di accenti infiltrandosi a ogni livello della quotidianità: giornali, televisione, merendine, libri, tappi di bottiglia. Un re Mida che ha trasformato in denaro sonante tutto ciò che ha toccato, i numeri parlano chiaro. Quasi 300 milioni di giochi venduti, più di due miliardi di carte in circolazione, oltre 900 episodi dell’anime, 4 miliardi di dollari di ricavi solo lo scorso anno.

logo Pokémon
Il re dei videogiochi? Guardando alla cultura popolare non ci sono dubbi.

Anche per i veterani non è facile sapersi orientare in un mondo così ricco e variegato da sembrare un universo a parte, vivo e tangibile. E proprio nel 2016 questo universo di anni ne compie ben venti: l’occasione, trovandoci anche a un mese esatto di distanza dal lancio europeo di Pokémon Sole e Luna, sembra perfetta per stilare una classifica dei dieci migliori giochi di Pokémon. Una panoramica della saga che vuole essere d’aiuto prima di tutto per chi vuole capire quale ne sia il meglio, quali siano i giochi che più l’hanno cambiata e che ancora oggi risultano godibili ed entusiasmanti.

Prima della classifica vera e propria, però, tre menzioni speciali a titoli degni di essere ricordati ma che per svariati motivi (principalmente eccessiva competizione) non sono riusciti a comparire nella classifica finale. Le date indicate fanno sempre riferimento alla pubblicazione in Giappone.

Pokémon Stadium (Nintendo 64, 1999)

Pokémon Stadium vanta diversi meriti che lo rendono, forse più di tutti gli altri esclusi, il gioco degno di un posto nella top 10. Oltre ad essere il primo spin-off della saga (una versione “monca”, con appena una trentina di mostriciattoli, fu pubblicata in Giappone nell’agosto 1998), è il primo a mostrarci Pikachu e compagni in tre dimensioni. L’esperienza proposta è basilare quanto efficace: battaglie in 3D coi primi 151, aggiungendo la possibilità di trasferirli dalle proprie copie di Rosso, Blu e Verde e di giocare direttamente coi giochi di I generazione sul televisore; il tutto grazie al Transfer Pak. Se i meriti, sulla carta, sono indiscutibili, il fattore rigiocabilità è piuttosto esiguo: in un’epoca che ci permette di stringere tra le mani una console come Nintendo 3DS, potente quanto un piccolo Game Cube, e con titoli che ci propongono oltre 700 Pokémon, i due punti di forza principali di Stadium risultano attraenti soprattutto per chi è legato con affetto a quell’epoca lontana. Ma a un sedicenne di oggi, o addirittura un bambino, mi sento di consigliare altri episodi.

Pokémon Puzzle Challenge (Game Boy Color, 2000)

Sebbene non sia stato il primo spin-off per console portatile, il merito va al superbo Pokémon Trading Card Game sempre per Color, Pokémon Puzzle Challenge riesce comunque a distinguersi per essere stato un gioco bello da vedere, bello da sentire, e soprattutto con una formula capace di regalare ore di divertimento senza mai stancare. Poco più di un reskin di Tetris Attack, il quale non c’entra nulla col best seller per Game Boy, questa piccola gemma vi poneva di fronte ad alcune schermate di puzzle in cui dovevate spostare pannelli dai diversi simboli in modo tale da fare, come minimo, un tris. Il tutto per sconfiggere il Pokémon avversario. Quello che lo rende degno di menzione è proprio lo splendido invecchiamento che lo ha interessato, rendendolo ancora delizioso nel 2016 benché non all’altezza di altri titoloni in classifica. E se siete curiosi, qui trovate la nostra recensione.

Pokémon Shuffle (Nintendo 3DS/Android/iOS, 2015)

Non c’è bisogno che prendiate i forconi. La menzione di Pokémon Shuffle è dovuta non tanto all’effettiva validità del gioco (una costola del vecchio Link!, grazioso quanto dimenticabile), semmai a quello che ha significato per la storia di Pokémon: è il suo primo gioco gratuito in cui sono previste microtransazioni. Se alcuni se ne lamentarono, e molti ignorarono il dettaglio, questo mutamento nel modo di The Pokémon Company di vendere i propri prodotti è invece fondamentale. Perché per la prima volta si dimostra, coi fatti, che ai piani alti sono consci dell’esistenza di un mercato stracolmo di app, in autentica concorrenza col videogioco tradizionale. Titoli come XY e Rubino Omega e Zaffiro Alpha, a detta dei loro stessi creatori, sono stati pensati proprio per competere in un modo di app. E Shuffle, col suo gameplay semplice quanto convincente di Pokémon da allineare col pennino, è senza dubbio un punto di svolta. Nel bene e nel male.

 

Smaltite le menzioni d’onore, dedichiamoci senza indugi alla classifica vera e propria.

 

10 – Pokémon Colosseum (GameCube, 2003)

Pokemon Colosseum copertina

Se Pokémon Stadium era stato il primo, scarno gioco in 3D di Pokémon, sarà necessario aspettare il 2003 per avere un titolo della saga da giocare in salotto con una trama degna di questo nome: Pokémon Colosseum. Nei panni di Luca, ragazzo dal passato burrascoso, viaggerete nella regione di Auros per mettere i bastoni tra le ruote al Team Cripto, antagonisti locali con l’intenzione di conquistare il mondo usando i Pokémon Ombra. Una nuova categoria di mostriciattoli che introduce un concetto mai visto al di fuori di questa serie: quello della Purificazione, che in prima persona potrete praticare sui Pokémon schiavizzati dai Cripto. Colosseum risulta così un prodotto ambizioso, complice la console “matura” su cui fece la sua comparsa, con novità interessante riguardo al gameplay e un mondo in 3D da esplorare come mai prima di allora. Il seguito, pubblicato due anni dopo, fu l’altrettanto amato Pokémon XD: Gale of Darkness. Se cercate un’esperienza Pokémon capace di superare certi limiti della serie, questo è quello che fa per voi.

9 – Pokémon Trading Card Game (Game Boy Color, 1998)

Pokémon Trading Card Game

Primo spin-off per console portatile, fu un esordio dannatamente vincente per la saga. Pokémon Trading Card Game unisce due delle cose più belle della fine degli anni ’90: i Pokémon e il gioco di carte su di loro. Includendo i set esistenti fino ad allora (Base, Fossil, Jungle, più qualche promo), questa perla ci porterà ad affrontare gli otto club sull’Isola Trading Card Game (si chiama proprio così), che come le palestre di Rosso e Blu risultano specializzati in un tipo e guidati da altrettanti Campioni Club. Immediato, divertente, con una colonna sonora ai minimi termine ma azzeccata. Disponibile tra l’altro sull’eShop di Nintendo 3DS, è un titolo divertentissimo e assuefacente ancora oggi.
Ebbe inoltre un seguito con le carte di II generazione, Pokémon Card GB2: Here Comes Team GR!, purtroppo pubblicato solo in Giappone.

8 – Pokémon XY (Nintendo 3DS, 2013)

Pokémon XY copertine

Nel 2013 le aspettative per Pokémon XY, i primi titoli principali della serie in completo 3D, erano alle stelle. Innovativi, a tratti sconvolgenti con le Megaevoluzioni, avevano le carte in regola per rivoluzionare la saga. E poi? E poi sono usciti, li abbiamo giocati, li abbiamo apprezzati. Ma mancava qualcosa, e c’è voluto qualche tempo per capirlo. La nostra avventura nella regione di Kalos è stata, in una parola, semplificata: Megaevoluzioni a vantaggio quasi esclusivamente nostro, Pokémon dalla potenza inaudita regalati senza troppi problemi, Condividi Esperienza della discordia. Senza dimenticare una trama che, dopo gli exploit di Nero e Bianco, delude. Non tanto per difetti personali, quanto per tutta la carne al fuoco che mette senza cuocerla per bene.
Ma questi XY sono poi così brutti? Assolutamente no. I nuovi Pokémon, benché pochi, hanno design superbi, le Megaevoluzioni, benché capaci di rammollire il gioco, stupiscono e meravigliano, la regione, benché lontana dall’essere memorabile, è splendida da vedere.
E forse sono tutti questi “benché” a rendere XY due titoli degni di questo ottavo posto, quasi a farci capire che tutto quello che avrebbero potuto dirci è rimasto in un episodio Z che non vedremo mai.

7 – Pokémon Ranger (Nintendo DS, 2005)

Pokémon Ranger copertina

Tutti sanno cos’è Pokémon, tutti sanno come funziona: catturi mostriciattoli e li fai combattere tra loro. Pokémon Ranger getta alla finestra tutto questo: in questo rivoluzionario titolo non dovremo catturare nessuno, ma renderlo “nostro amico” attraverso uno strumento chiamato Styler. In che modo? Tracciando cerchi attorno al Pokémon. Tradotto in puro gameplay Ranger ci chiede di usare il touch screen come mai prima di allora (e, onestamente, mai più), disegnando letteralmente questi cerchi. Ovviamente alcuni Pokémon, come Kingdra, saranno molto più difficili da ammansire di altri, e in nostro aiuto arrivano diverse Tecniche da usare sul momento grazie ai Pokémon già in squadra. La trama non brilla per originalità, coi cattivi di turno del Team Rock pronti a far danni nella regione di Fiore, ma nel suo ruolo di contorno a un gameplay così impeccabile non risulta fastidiosa. Gli episodi successivi, Ombre su Almia e Tracce di Luce, con le loro storie e la vasta quantità di contenuti, sono da giocare assolutamente nel caso abbiate apprezzato il capostipite.

6 – Pokémon Platino (Nintendo DS, 2008)

Pokémon Platino copertina

Prima si parlava di come un ipotetico Episodio Z avrebbe potuto dare alla regione di Kalos un’avventura in grado di soddisfare un pubblico ancora più ampio. Pokémon Platino svolge esattamente questa funzione nei confronti di Diamante e Perla, titoli oggi amatissimi ma che all’epoca furono accolti freddamente da larghe frange della fanbase. Lenti, dispersivi, con una trama inserita quasi a forza: difetti degli originali che Platino riesce in maniera solida a ridimensionare, offrendo un’avventura da molti considerata tra le migliori della saga. Il viaggio per la regione di Sinnoh risulta molto più organico, con un percorso ridisegnato per l’occasione, e personaggi come Bellocchio (introdotto proprio in questo episodio) aiutano a dare una cerniera tanto necessaria agli eventi di Diamante e Perla. Non ultimo il livello di difficoltà, molto alto per un titolo Pokémon e probabilmente tra i più impegnativi della saga.

E prima di passare alla top 5, piccolo intermezzo musicale.

 

[nextpage title=”La top 5″]

5 – Pokémon Mystery Dungeon: Esploratori del Tempo e dell’Oscurità (Nintendo DS, 2007)

Pokémon Mystery Dungeon Esploratori del Tempo Esploratori dell'Oscurità

Se Pokémon Colosseum sfoggiò una trama ambiziosa e Pokémon Ranger un gameplay senza precedenti, la saga di Pokémon Mystery Dungeon fa entrambe le cose in un colpo solo. Senza grossi dubbi uno dei migliori spin-off della saga (se non IL migliore), Mystery Dungeon Esploratori del Tempo e dell’Oscurità costituisce una delle coppie più belle di questo franchise ventennale. Qui gli umani non esistono proprio: saremo noi, nei panni di bambini appena trasformati in Pokémon, a muoverci in un mondo abitato esclusivamente da mostriciattoli. Il gioco vero e proprio si svolge in labirinti misteriosi (Mystery Dungeon, appunto, che è anche il nome della saga con cui Pokémon fa crossover in queste occasioni), all’interno dei quali potremo trovare oggetti e Pokémon da sconfiggere. Procedendo nei piani la sfida si farà sempre più complessa, e una trama solidissima -forse la più emozionante della saga, con viaggi nel tempo e colpi di scena a non finire- ci terrà incollati al DS fino alla fine. I titoli precedenti (Squadra Rossa e Squadra Blu) e i successivi (Portali sull’infinito e Super Mystery Dungeon) rimangono tutto sommato solide alternative, ma uno dei più bei giochi Pokémon di sempre è proprio quello che inaugura la top 5.
E che musiche ragazzi, che musiche.

4 – Pokémon Giallo (Game Boy, 1998)

Pokémon Giallo copertina

Quando si parla di I generazione è un po’ come camminare in un campo minato: sacra e intoccabile fino a pochi anni fa, da qualche tempo le correnti del fandom hanno cominciato ad essere più critiche, forse anche per reazione a lodi talvolta eccessive. I meriti, però, sono indiscutibili: gran parte di quello che conosciamo della saga, del suo modo di mostrarsi e di essere giocata, lo dobbiamo a titoli storici come Rosso e Verde. Il punto è che questi Rosso e Verde (in Occidente Blu) tanto bene non sono invecchiati, con grafica e sonoro ai minimi, ventaglio ristretto di Pokémon, gameplay legnoso. Quello che impedisce ai giochi di I generazione di fare la fine di Stadium, ossia quella di un relitto nostalgico, è l’immediatezza che li contraddistingue: l’avventura Pokémon, col professore e le otto palestre, è tutta qui. L’esplorazione, i misteri, le grotte, i boschi, i bracci di mare, non mancano. E raggiungono una raffinatezza notevole in Pokémon Giallo, episodio che fornisce alla I generazione una rispolverata grafica necessaria (principalmente gli sprite dei Pokémon) e una trama tutto sommato interessante: complici le interferenze dell’anime avremo degli antagonisti in più, il trio Rocket, e la possibilità unica in tutta la saga di avere tutti e tre gli starter.
In conclusione questo quarto posto dedicato a Pokémon Giallo è più un tributo all’importanza rivestita dalla I generazione, matrice di tutta la saga, che per effettiva superiorità ai titoli già visti finora. Ma come si dice, date a Cesare quel che è di Cesare.

Parlando di remake…

Pokémon Rosso Fuoco Verde Foglia

Pokémon Rosso e Verde ebbero due remake stupendi: Rosso Fuoco e Verde Foglia. Disponibili su Game Boy Advance e pubblicati nel 2004, basandosi sulla qualità grafica e sonora di Rubino e Zaffiro offrirono un’esperienza finalmente all’altezza di una regione che negli originali non aveva esattamente mostrato il meglio di sé. In aggiunta, un postgame con un’intera mini regione (il Settipelago) permette a questi titoli di raggiungere una lunghezza tra le più solide della serie.

3 – Pokémon Nero e Bianco (Nintendo DS, 2010)

Pokémon Nero e Bianco copertine

Se c’è un esponente principale della saga di Pokémon che ha osato come nessuno prima, quello è senza dubbio Nero e Bianco. I dettagli li conoscete: 156 nuovi Pokémon, personaggi dal fortissimo background, un’organizzazione criminale capace di insinuare il dubbio perfino in noi che siamo “i buoni”. Senza contare una regione che stupisce per la sua varietà di paesaggi, riuscendo comunque a convincere grazie all’organicità con cui essi combaciano. Ve lo ricordate il deserto di Rubino e Zaffiro, incastrato tra un vulcano e una foresta tropicale? Qui ne troviamo uno, enorme, tra due città. E basta.
La regione di Unima, per quanto criticata da molti a causa della sua linearità, rimane caratterizzata da una varietà che solo Hoenn prima di lei aveva conosciuto. E se le città di Hoenn risultano spesso provinciali, come il capoluogo Ferrugipoli, qui tutto è su più larga scala, in perfetto stile americano come è l’ispirazione della regione (basata sull’area di New York). Austropoli è a tutt’oggi l’unica vera metropoli del mondo Pokémon, capace di apparire viva e brulicante come nessun altro luogo della saga. Luoghi come Boreduopoli e Zefiropoli incantano per il loro fascino quasi ultraterreno, mentre il Tempio Abbondanza raggiunge uno dei picchi di misticismo della saga.

Il terzo capitolo, che è in realtà un sequel, risulta forse l’avventura Pokémon definitiva: Nero 2 e Bianco 2 offrono infatti una quantità di cose da fare e posti da visitare che conosce difficilmente paragoni. Ma gli originali, usciti nell’anno di grazia 2010, meritano senza esitazione il terzo gradino del podio.

2 – Pokémon Rubino e Zaffiro (Game Boy Advance, 2002)

Pokémon Rubino e Zaffiro copertine

La prima volta che Pokémon si è stufato di essere Pokémon è stata con Rubino e Zaffiro. Dopo due territori come Kanto e Johto tutto sommato monotoni, con le loro pianure e le loro boscaglie, la III generazione ci butta a capofitto in una regione come Hoenn che ancora oggi intriga e stupisce con una varietà di ecosistemi senza eguali nella saga. Deserti, abissi, vulcani, foreste tropicali, spiagge mondane, addirittura una città in un vulcano spento: tutto questo in un solo gioco, che spazza via tutto quello che Pokémon ci aveva insegnato fino ad allora. Un Pokédex sostanzioso, con ben 135 nuovi Pokémon di cui solo due legati a vecchi mostriciattoli,  aiuta a rafforzare la sensazione di freschezza data da queste due pietre preziose. E la trama, per essere la prima di una lunga serie sul genere “fine del mondo”, è forse quella che ad oggi convince di più, con la sua spettacolarità.
Smeraldo, terzo capitolo, merita sicuramente una menzione: il Parco Lotta è una delle aggiunte più brillanti di tutta la serie, e l’intervento di Rayquaza nella lotta tra Groudon e Kyogre uno dei momenti più memorabili nella storia di Pokémon.

Parlando di remake…

pokemonORAS

Rubino Omega e Zaffiro Alpha, pubblicati nel 2014 per Nintendo 3DS, non sono cattivi giochi. Sono cattivi remake: usciti in un momento molto delicato, nel quale la concorrenza con le app si fa sempre più stringente, prendono diverse decisioni che lasciano delusi parecchi fan di vecchia data. Di per sé rimangono comunque una buona riproposizione di Hoenn e dei suoi personaggi, emozionando in più punti chi è particolarmente legato a questi titoli. Ma i difetti, purtroppo, sono troppo incisivi: semplificazioni evitabili, scelte narrative a dir poco discutibili, contenuti cruciali assenti. Se infatti i remake di I e II generazione facevano tesoro delle aggiunte dei terzi capitoli, soprattutto i remake di Oro e Argento, lo stesso non si può dire di ORAS. Che da Smeraldo avrebbero potuto imparare un paio di cose interessanti.
Se non siete convinti, vi ricordo che qualche tempo fa abbiamo spiegato nel dettaglio perché questi remake non sarebbero dovuti esistere.

1 – Pokémon Oro e Argento (Game Boy Color, 1999)

Pokémon Oro e Argento copertine

È veramente difficile parlare di quel  titolo che ha scritto la tua personalissima definizione della parola “videogioco” senza risultare stucchevole, ridondante o semplicemente nostalgico. Ma quello che fecero Pokémon Oro e Argento non l’ha mai più fatto nessun altro episodio della saga, sia per la fulminante intuizione che furono sia perché semplicemente occupano la posizione privilegiata di primi successori di Rosso e Blu. E in quanto tali risultano sconvolgenti: in una botta sola introducono la grafica a colori (ma quelli veri), due nuovi tipi, un’interfaccia talmente comoda che è quella usata ancora oggi (mi riferisco soprattutto alla borsa e alla possibilità di selezionare strumenti), il ciclo giorno/notte, il sesso dei Pokémon, un postgame ancora oggi unico in tutta la saga. Non ultimo una regione, Johto, che nelle sue dimensioni -a detta di alcuni modeste- riesce a racchiudere una progressione a orologeria senza mai un angolo morto, dimostrando che ogni centimetro del territorio serve a qualcosa ed è lì per reggere l’intero sistema.
I difetti, come in ogni prodotto umano, esistono: una curva di difficoltà solida ma che rende difficoltoso far raggiungere il livello 100 i propri Pokémon, una timidezza eccessiva nell’usare Pokémon di II generazione (giustificabile solo in parte col fatto che erano la “novità” da far attendere spasmodicamente), una regione di Kanto che avrebbe potuto essere proposta in maniera più convincente.
Ma l’avventura Pokémon definitiva è a Johto.

Parlando di remake…

HGSS copertine

Pokémon Oro HeartGold e Argento SoulSilver sono i migliori giochi Pokémon. Punto, non ci sono dubbi. Non occupano il primo posto semplicemente perché ho voluto dare la precedenza ai titoli originali di ciascuna generazione, ma se aveste la possibilità di giocare un solo gioco Pokémon scegliete questo senza esitazioni. L’avventura di Oro e Argento riceve nel 2009 un rifacimento necessario potendo finalmente esprimere tutto quello che il limitato Game Boy Color non era in grado di fare. In aggiunta, funzioni come il Pokéathlon e il Parco Lotta garantiscono ore e ore di gameplay nel caso in cui esplorare due regioni non vi basti. Dimenticavo: questo è l’unico episodio in cui i vostri Pokémon possono seguirvi nell’overworld, letteralmente. Devo aggiungere altro?

 

Ovviamente questa classifica non ha alcuna pretesa di oggettività: ciascuno di noi ha le sue generazioni preferite, ciascuno quelle che ama di meno, e sicuramente parecchi saranno rimasti delusi da certi posizionamenti. Quello che ho voluto fare con questa top 10 è stato offrire una panoramica più completa possibile di una saga lunga ben vent’anni e caratterizzata da una miriade di giochi, la maggior parte validi, solo alcuni degni di salire nel pantheon dei migliori.
Aspettiamo di sapere la vostra tra i commenti.