Sembra passata una vita da quando recensii, poco meno di un mese dopo il lancio, Dragalia Lost, un titolo gacha e action-RPG per smartphone molto interessante e per certi versi incredibilmente generoso, sviluppato da Cygames (nota per altri titoli simili, quali Granblue Fantasy e Princess Connect!) e pubblicato da Nintendo quando ancora voleva tentare di sfondare nel mercato dei titoli mobile. E tra poco, dopo tre anni e mezzo di attività, i server chiuderanno per sempre. Un peccato per i pochi conoscitori del titolo. Pochi? Esatto: il titolo infatti non è mai stato rilasciato al di fuori di Giappone, USA, Taiwan e, un anno dopo, UK e Australia. Il resto del mondo ha dovuto invece aggirare il region lock accedendo agli store Android o iOS di quelle nazioni per poter giocare.
Storia di una famiglia dal sangue maledetto, o forse no… e invece sì?
Come vi accennavo già nella recensione di tre anni fa, la storia è relativamente semplice: in passato gli umani avevano stretto un patto di alleanza coi draghi, i signori del mana e quindi di tutto ciò che è naturale, e da quel momento speciali individui potevano, previo riconoscimento da parte delle creature squamate, ottenerne i poteri e di conseguenza trasformarsi temporaneamente in essi. Il protagonista, Euden, uno dei principi del regno di Alberia, è in viaggio con la sorella Zethia col compito di stringere il suo patto personale con un drago, il cui nome è Midgardsorm. Nel contempo, però, il re viene corrotto da del mana oscuro e rifonda un temibile impero distrutto secoli prima, il Dyrenell Empyre, e rapisce Zethia in quanto “Auspex” (una specie di sacerdotessa) della dea Ilia, la più importante divinità degli umani, venerata al pari di Elysium, il drago divino, l’Holywyrm. Il principe si mette quindi in viaggio e, aiutato da un party decisamente variegato di personaggi (che continueranno ad aggiungersi nella storia man mano che questa prosegue, con capitoli rilasciati a intervalli più o meno regolari), tenterà di liberare la sorella, scontrandosi per forza di cose con la sua famiglia e, nel mentre, stringendo patti con nuovi draghi: Mercury, Brunhilda e Jupiter, che insieme a Midgardsorm sono quattro dei sei Greatwyrm, i draghi che secondo la leggenda aiutarono il primo re di Alberia, Alberius, a sconfiggere una terribile minaccia (il quinto, Zodiark, si unirà al principe poco dopo, mentre il sesto è ormai morto da tempo). Questa minaccia è proprio quella che ha corrotto il re, e si scoprirà essere una creatura extradimensionale chiamata semplicemente “the Other”. Sconfitto il re, però, the Other prende possesso di Zethia e si teletrasporta, così Euden e i suoi amici devono intraprendere un nuovo viaggio per liberare l’Auspex dalla possessione demoniaca, scontrandosi ancora una volta con gli altri membri della famiglia reale.
Dopo una serie di vicissitudini, i nostri riescono finalmente a liberare Zethia (anche se solo grazie all’aiuto non proprio cercato di Beren, uno dei fratelli che si credeva scomparso da tempo, e Phares, un altro fratello), ma all’orizzonte è già in arrivo una nuova minaccia, gli Agito, una misteriosa organizzazione guidata dal misterioso Nedrick che rapisce nuovamente Zethia per usarla per ottenere una scheggia sacra custodita in un sacro albero situato in mezzo al bosco delle fate in un regno a nord di Alberia. Il motivo è che grazie a questa scheggia Nedrick potrà assoggettare il drago più potente di tutti, Bahamut, al suo volere, e riscrivere così la realtà come più desidera. Ma l’ennesimo intervento dei nostri eroi e l’arrivo – nuovamente non cercato – di Beren e Phares oltre che dell’Holywyrm stesso e della dea Ilia (anche se non tutti con i medesimi obiettivi), scombussola i piani di Nedrick, che si vede così “costretto” a dividere con Zethia metà del patto con Bahamut e ad allearsi anche lui con Euden quando si scoprono, finalmente, i piani di Phares e Beren: liberare “the Progenitor“, il primo umano, rinchiuso in un’altra dimensione millenni prima dal creatore dei draghi e dell’intero universo, “the Origin“.
In mezzo alla storia principale finora raccontata non mancano ovviamente eventi secondari, spiegoni da supercattivi e flashback, che servono a costruire una storia ancor più complicata di quanto non sembri fino ad ora (basti pensare ad esempio che Nedrick in realtà è “il vero Euden”, mentre Euden è un essere umano artificiale creato usando un frammento dell’Other, o il fatto che Ilia non sia veramente una dea ma una scienziata a cui piaceva fare esperimenti con portali spaziodimensionali e che liberò effettivamente the Other). E diversi altri eventi, più o meno conclusi.
Dragalia Lost, non solo storia principale
Quella raccontata fino ad adesso è solo la storia principale del gioco, in quanto gli sviluppatori di Dragalia Lost hanno provveduto ad espandere ulteriormente la lore del mondo di gioco con eventi periodici di vario genere: raid insieme ad altri giocatori, eventi a punteggio di varia natura in cui si dovevano affrontare ondate di nemici, eventi difensivi pseudo-tower defence e così via; e ognuno di essi raccontava una storia, da invasioni di colossali creature che provengono da squarci dimensionali, passando per una coppia di indagatori del mistero che cercano di indagare su orrifiche creature uscite direttamente dai romanzi di Lovecraft, senza dimenticare il ritorno di Satana sulla terra, per arrivare ai personaggi di Fire Emblem Heroes che si ritrovano loro malgrado ad Alberia. Alcuni di questi, pensati per essere effettivamente one-shot sono anche dati per effettivamente completati. Altri, purtroppo, no; e con la chiusura, a breve, del gioco rimarranno incompleti.
Posso pensare ad esempio alla citata serie di eventi lovecraftiana, che non avrà mai una conclusione vera e propria, o un’altra serie basata sulle vicende di Nobunaga Oda e lo zodiaco cinese, pensato per essere un “evento di Capodanno” con unità appunto basate sia sulla storia del condottiero giapponese sia sugli animali zodiacali e che purtroppo non sono neanche stati rilasciati tutti, e ancora le vicende legate a una misteriosa organizzazione criminale, il Syndicate, dedito alla sperimentazione scientifica non proprio legale sulle persone e sui draghi. Tutte storie secondarie che non vedranno mai la fine e che avrebbero anche potuto avere conseguenze importanti sulla storia principale: non sto a farvi lo spiegone, ma alcuni eventi di questo tipo (come ad esempio la serie di eventi relativa a Satana o alcuni eventi ambientati nel passato, ai tempi di Ilia o di Alberius) hanno effettivamente avuto conseguenze nello sviluppo della trama. Ma, appunto, tutto questo non avrà più importanza.
Addio, Dragalia Lost
Come già detto, infatti, l’ultimo capitolo della storia verrà aggiunto a luglio di quest’anno, e i server verranno poi chiusi per sempre in una data successiva. Ma non verranno più aggiunti nuovi personaggi già dopo la fine di marzo, il che vuol dire che nel mentre non ci saranno più nuovi eventi e non vedremo la conclusione di quelli rimasti in sospeso (in quanto solitamente durante gli eventi venivano introdotti nuovi personaggi).
Non è la prima volta, comunque, che Nintendo chiude un suo titolo mobile: basti pensare alla chiusura di Dr. Mario World a soli due anni dal lancio, o alla chiusura di Pokémon Rumble Rush dopo solo un anno (anche se qui la colpa probabilmente è di The Pokémon Company, ma non stiamo a discuterne). C’è però da dire che era probabilmente una cosa che tutti potevano aspettarsi, in quanto, se nei primi 15 mesi di gioco sono entrate nelle tasche di Cygames e Nintendo 123 milioni di dollari (quindi circa 8,5 milioni al mese), nel febbraio 2022 gli incassi sono ben più miseri: poco più di 200.000$. Troppo pochi per giustificare il mantenimento dei server per altro tempo.
Le cause dell’insuccesso
Non sono esattamente un esperto analista economico, ma un giocatore del titolo sì, quindi qualche ipotesi sulle cause del “fallimento” di Dragalia Lost posso immaginarle.
Prima di tutto, il famoso “elefante nella stanza”: la disponibilità geografica in quanto, come già detto, i Paesi in cui è stato ufficialmente rilasciato questo titolo si contano sulle dita di una mano, mentre tutti gli altri si sono dovuti ingegnere per aggirare il blocco (visto che fortunatamente era solo di download dallo store di riferimento e non degli IP). È facilmente immaginabile che se fosse stato reso disponibile in più Paesi, magari qualche incasso in più sarebbe entrato.
Il secondo punto debole “evidente” anche a chi non gioca è sicuramente il solito problema della visibilità del titolo: ad eccezione dell’account Twitter ufficiale, le comunicazioni di nuovi eventi, aggiornamenti o personaggi venivano dati solo sul generico canale YouTube Nintendo Mobile, il canale dedicato appunto a Dragalia Lost, Fire Emblem Heroes, Mario Kart Tour, Animal Crossing Pocket Camp… insomma: tutti i titoli mobile di Nintendo. Ma solo lì. Solo al lancio è stata forse fatta qualche menzione sui social (americani) principali di Nintendo, e poi basta. Ovviamente anche questo ha fatto calare la visibilità del gioco.
I successivi motivi, invece, risulteranno poco evidenti a persone che sentono parlare di questi giochi solo da persone terze e non ci hanno effettivamente giocato in prima persona.
Se il gameplay era il punto forte di Dragalia Lost, il grinding e gli elementi gacha sono stati la sua rovina. Alcuni contenuti del gioco, per essere sbloccati, richiedono di raccogliere materiali sconfiggendo nemici in livelli estremamente difficili, e il problema è che questi livelli devono essere ripetuti molte, moltissime volte in quanto la quantità di materiali droppata è veramente bassa in proporzione a quanta ne serva per gli oggetti, che ovviamente servono per affrontare livelli ancor più difficili. Vedete quindi come il gioco entra immancabilmente in un loop: sconfiggi mostro 200 volte, forgia arma, affronta livello nuovo, prosegui. Che, se per titoli come Monster Hunter ha un certo appeal (e comunque solitamente l’arma o l’armatura da fabbricare si fabbricano in un paio di cacce, se va bene, o una decina se vanno male), su un gacha questo causa problemi in quanto vuol dire farmare per ore per sistemare un personaggio. Con un party da quattro personaggi. Con cinque elementi diversi. E 9 tipi di arma diversi. Per un cast che di fatto supera le 200 unità. Capite bene dove voglio andare a parare, quindi non aggiungerò altro.
Ma veniamo al secondo punto: in pratica, come in ogni gacha che si rispetti, per costruire il proprio party è necessario evocare nuovi avventurieri e draghi in banner che vengono via via aggiornati. Per fare queste evocazioni è necessario spendere della valuta, che può essere gratis (ottenuta quindi semplicemente giocando e completando varie sidequest) o premium (pagata quindi con denaro vero). Il “problema” di Dragalia Lost sotto questo punto di vista è che era contemporaneamente troppo generoso e troppo tirchio: troppo generoso per la quantità di valuta free regalata e per le percentuali di comparsa degli avventurieri più rari (discretamente più alta rispetto ad altri giochi di questo tipo, e comunque anche se non si riusciva a ottenere subito l’unità voluta, spesso arrivava dopo un paio di mesi) e troppo tirchio nel rapporto tra il prezzo e la quantità ricevuta della valuta premium (almeno, a detta di chi acquistava regolarmente). Inizia quindi a delinearsi il vero problema di fondo: se il gioco stesso ti spinge a rimanere il più possibile “free”, che motivo c’è nello spendere soldi nonostante questi siano necessari per mantenere il gioco? Onore a voi, o sommi “whales”, che avete speso nonostante tutto e avete dato a Dragalia Lost qualche mese in più di vita, in pratica (ironico poi che lo dica io, che ho criticato Pokémon Masters per motivi totalmente opposti).
Se mi avete seguito fin qui, vi chiederete, a questo punto, cosa mi ha lasciato Dragalia Lost. Mi ha lasciato una storia, una storia che è stata in grado di tenermi incollato allo schermo del telefono per tre anni e mezzo. Ed è triste vedere come tre anni e mezzo possano sparire per sempre. Sì, lo so, non è il primo caso e niente dura per sempre, però fa male vedere qualcosa su cui ci hai investito del tempo perdersi per sempre nei meandri di internet, dove rimarranno solo video su YouTube di un titolo ormai inaccessibile. E la speranza di un aggiornamento per rendere il gioco “offline-only” o, ancor meglio, una release fisica (sempre e comunque senza componenti online) su Switch resta solo questo: una speranza, un sogno. Addio, Dragalia Lost, è stato bello, finché è durato.
Cosa ne pensate? Conoscevate Dragalia Lost? Siete tristi della sua chiusura? Fatecelo sapere nei commenti e sulle nostre pagine Facebook, Twitter e Instagram.
Classe 1994, nintendaro dalla nascita. Ha quasi finito l’album delle figurine Pokémon uscito nel lontano 1999, e da allora è alla ricerca del Mew mancante. Ha iniziato a giocare a Pokémon con Oro quando ormai era già uscito Cristallo, ma da allora non si perde un’uscita della saga. Odia scrivere bio abbastanza sarcastiche in due righe.