Pokémon Mystery Dungeon: abbiamo davvero bisogno di un remake?

Chi ha giocato a Pokémon Mystery Dungeon in giovane età, specialmente a Squadra Rossa e Squadra Blu, ha un pezzo del proprio cuore dedicato a questa coppia di giochi uscita (per noi europei) nel lontano 2006. Per la prima volta TPCi ci offriva qualcosa di davvero diverso: non eravamo né allenatori né Pokémon, bensì umani trasformati in Pokémon. Il nostro scopo non era catturare o allenare ma fare amicizia. Era qualcosa di completamente nuovo per la saga, che per la prima volta rendeva possibile lo sviluppo di questioni come l’affetto, la collettività e l’altruismo al di fuori dell’insulsa retorica dell’anime. Tutto molto bello ma… abbiamo davvero bisogno di Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di Soccorso DX?

Direttamente dal mio repertorio personale, 200 ore di gioco splendide (più quelle sulla cartuccia precedente che mi rubarono, per questo le due custodie)

Partiamo dal principio. I primi titoli di questa saga uscirono ormai quindici anni fa e presentavano un gameplay totalmente differente da quello a cui eravamo abituati. Essere il più forte di tutti non è mai stato l’obiettivo di questi giochi ed è anche per questo che ottennero subito un ottimo riscontro da parte di critica ed appassionati. I dungeon, in particolar modo, rendevano l’esperienza unica nel suo genere, introducendo tanti bambini di allora nel mondo dell’esplorazione vera e propria: non bastava imparare a memoria le evoluzioni e le mosse dei Pokémon più forti, bisognava imparare a sopravvivere in luoghi in cui si era (quasi) completamente soli. La fame, i piani che cambiavano di volta in volta, le missioni, i covi di Pokémon, le trappole, erano tutte meccaniche di gioco che governavano perfettamente l’immedesimazione dei bambini che eravamo quindici anni fa. Ma, appunto, eravamo dei bambini. 

L’ingresso del Monte Surgelo, sulla cui cima assisteremo ad uno dei principali punti di svolta della trama.

Su questo argomento, però, torneremo più tardi: quello su cui voglio concentrarmi ora è che come la prima coppia di giochi targata Mystery Dungeon sia stata quindi un’oasi felice in mezzo al drastico cambiamento degli anni duemila del mondo Pokémon. L’ultimo gioco uscito della saga principale era Pokémon Smeraldo, di Diamante e Perla si sapeva poco o niente ed il Nintendo DS era appena sbarcato in Europa (e nei nostri marsupi, rigorosamente Eastpak), con il suo doppio schermo ed il touch screen in aggiunta alla storica portabilità. La prima generazione segnò la storia, la seconda la migliorò, la terza introdusse tantissime novità e limò i pochi bordi rovinati dei titoli precedenti. Cosa ci voleva quindi dopo tre giochi uno più bello dell’altro? Esatto, Pokémon Mystery Dungeon. Una pausa che non demolì l’hype di milioni di videogiocatori ma che anzi diede a questi la possibilità di cimentarsi in un’esperienza completamente diversa ma con gli stessi protagonisti, rinnovando la visione dei loro mostriciattoli preferiti.

Se non vi ricordate la Torre Celeste e Haunter che vi colpisce attraverso le pareti significa che stiamo parlando di due giochi diversi. Non ci sono scuse.

La tempistica con cui i giochi uscirono fu un fattore determinante per il successo di questo azzardo ma non fu sicuramente l’unico. Il principale, probabilmente, fu la doppia console di riferimento, quello che oggi chiameremmo cross-gen: Squadra Rossa, infatti, è disponibile solo per Game Boy Advance mentre Squadra Blu solo per Nintendo DS. Cavalcando l’onda della doppia versione tipica di qualunque gioco Pokémon, la possibilità di giocare ai giochi Game Boy anche su DS permise a GAME FREAK di prendere non due ma tre piccioni con una fava. I bambini con la console nuova di zecca potevano giocare su DS, quelli che avevano ancora il Game Boy potevano farlo su quello e i più fanatici potevano avere entrambe le versioni, sulla stessa console (proprio quella appena uscita). Una trovata geniale. Analizzando i dati di vendita, vediamo come il Game Boy Advance raggiunge il nono posto nelle console più vendute di sempre. Un ottimo risultato, certo, non fosse che il Nintendo DS però è secondo con 154 milioni di copie vendute, quasi il doppio del suo predecessore e a un solo milione di distanza dalla leggendaria PlayStation 2. Calcolando che seconda e terza generazione hanno venduto rispettivamente 42 milioni e 37 milioni di copie (nono e undicesimo gioco più venduto di sempre), tenendo in considerazione quanto detto prima, i conti tornano e pure con tanti, tantissimi soldi in ballo.

Anche la copertina dei giochi sottolinea l’origine che essi hanno in comune. 

Per quanto riguarda la storia non possiamo dire che sia un capolavoro ma, per una volta, abbiamo vissuto qualcosa di vero. Ogni Pokémon ha la sua personalità, le sue motivazioni, le sue caratteristiche ed il suo carattere. Probabilmente è uno dei giochi più umani che TPCi abbia mai prodotto: non ci sono cattivi spietati che vogliono conquistare il mondo, fondere lo spazio-tempo e rievocare Pokémon leggendari assopiti da millenni, solo amici che si ritrovano in difficoltà e si aiutano l’uno con l’altro. La trama di per sé, inoltre, è abbastanza intensa e toccante, cosa che raramente abbiamo visto in un gioco uscito dalle mani GAME FREAK. Potremmo dire che il motto di questo gioco è “l’unione fa la forza”: vengono esplorati tanti contesti emotivi che in un gioco canonico difficilmente si sono visti o, se è successo, non hanno raggiunto tali livelli. Contrariamente alla saga principale, il protagonista ha una personalità che risulta fondamentale ai fini del gioco, rendendo quindi Mystery Dungeon un gioco unico e con delle caratteristiche proprie ed imprescindibili, impossibile da dimenticare. Il test della personalità iniziale, infine, è stato un tocco di genio che ha contribuito drasticamente all’immedesimazione citata nei paragrafi precedenti.

Per fortuna il test di personalità e la scelta del compagno sono rimasti anche in Squadra di Soccorso DX.

Insomma, Squadra Rossa e Squadra Blu sono dei piccoli capolavori che non guastano mai. Ed è vero, ma solo in parte. Vediamo di contestualizzare meglio il periodo in cui sono usciti questi titoli: cosa succedeva nel mondo videoludico nel 2006? La Xbox 360 era appena uscita e Microsoft iniziava a prendersi una piccola rivincita su Sony, la cui PlayStation 3 sarebbe uscita a breve, dando vita a una storica console war in cui si era inserita, con molta veemenza (e con l’inganno), anche Nintendo Wii. Wii Sports spopolava nelle case e i tre migliori giochi secondo Metacritic di quell’anno sono The Legend of Zelda: Twilight Princess, Gears of War e The Elder Scrolls IV: Oblivion. Gli appassionati di musica giocavano a Guitar Hero II e Call of Duty era ferma al terzo capitolo, prima che diventasse un fenomeno mondiale, mentre Bully alimentava la solita vecchia storia dei videogiochi violenti e Ubisoft stava per sganciare la bomba chiamata Assassin’s Creed. Potrei andare avanti così all’infinito ma ci siamo intesi: il videogioco non era ancora un format “adulto” ma si apprestava a divenirlo, e potremmo dire che giochi come questi sono stati il canto del cigno di un’ideologia che legava i videogiochi ai bambini.

I tre protagonisti della console war di settima generazione: Nintendo Wii (a sinistra), PlayStation 3 (al centro) e Xbox 360 (a destra).

Abbiamo quindi bisogno di Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di Soccorso DX? La risposta è no. I tempi sono cambiati, noi siamo cambiati, il mercato dei videogiochi è cambiato. L’unica cosa che è rimasta intatta sono i nostri piacevolissimi ricordi legati a questi giochi che ci hanno segnato profondamente. Ma dobbiamo essere in grado di dire di no, per una volta. L’acquisto non sarà per forza uno spreco di soldi, saranno dei bei giochi che sarà sempre bello rivivere, in particolar modo se rivisitati (sempre che non abbiano fatto troppi cambiamenti, ma questo per ora non possiamo saperlo). Mystery Dungeon, però, fa parte del nostro passato: non è un gioco come Shadow of the Colossus, ad esempio, ovvero un titolo importante che proprio a causa del mercato acerbo del tempo non è riuscito a spopolare come si meritava e per questo si è guadagnato una remastered che, infatti, è stata pluripremiata. Probabilmente comprerò anche io Squadra di Soccorso DX, in uscita proprio il prossimo venerdì, perché il cuore e la nostalgia prevarranno sul raziocinio ma ancora non ne sono sicuro e, in secondo luogo, so che nel caso starò sbagliando, in qualche modo. Non è a questo che deve puntare il mondo Pokémon. Non è questo che vogliamo noi appassionati, che non vediamo un bel titolo (canonico o spinoff che sia) dal 2011. Non è per questo che siamo legati a Pokémon. Quando e se avrò il titolo tra le mani ne riparleremo, per ora mi limito a ricordarvi che non siamo più i bambini di quindici anni fa. Caro Mystery Dungeon, sei stato una bellissima parentesi della mia infanzia e non è il caso che torni adesso a rovinare i bei ricordi che abbiamo passato insieme o a darmi false speranze per i prossimi lavori in corso d’opera. È stato bello ma è giusto che certe cose rimangano nel passato. You’re gonna carry that weight.