Il problema di Pokémon Diamante e Perla

L’anno di grazia 2006 fu ben strano per chi allora aveva già occhi e orecchie per capire come andava il mondo. Mentre un trionfo berlinese metteva a tacere il più grande scandalo calcistico del nostro paese, saliva al Quirinale un capo di Stato con diversi primati, tutti ben lontani dall’obbiettivo di questo articolo. Un’Olimpiade rilanciava un’antica capitale e un duro romanzo d’inchiesta ci avrebbe regalato una delle più rilevanti e discusse figure intellettuali di questo XXI secolo italiano.
Parlando di cose serie, l’autore di questo articolo si stava godendo l’ultima estate della sua infanzia in compagnia del proprio Game Boy Advance, mentre a quasi 10.000 km di distanza, per la precisione il 28 settembre, sugli scaffali di uno dei paesi più sviluppati al mondo erano per la prima volta disponibili due giochi d’importanza storica: Pokémon Diamante e Perla.

Diamante e Perla cover giapponesi

Per capire la crucialità e il valore di questi due titoli è necessario scordarsi di tutto ciò che è stato Pokémon negli ultimi dieci anni e convincersi di essere un appassionato della saga che in questo momento storico ha tra i 12 e i 15 anni. Siete fortunati, perché fate parte di quella élite che ha visto nascere ed evolversi uno dei fenomeni culturali più incisivi dell’ultimo secolo. Avete visto Pikachu muovere i suoi primi passi, l’avvento del colore, di nuovi tipi, di leggendari dai poteri inauditi. Potete dire di aver visto Steelix come un nuovo Pokémon, e vi ci vorrano anni per capire questa fortuna.

La fascia di età che occupate, comunque, è molto delicata. State crescendo, cambiando ogni giorno, e, se non l’avete già iniziata, l’adolescenza comincia a premere coi suoi primi peli e i suoi sudori acri. Nel caso in cui Pokémon non fosse già stato sostituito da interessi più socialmente accettabili, siete freschi di una generazione sconvolgente, la stessa che vi aveva portato nella regione di Hoenn confrontandovi con panorami meravigliosi e rendendovi partecipi di scontri -letteralmente- tra titani. Alcuni dettagli possono avervi lasciato delusi, come l’assenza del ciclo giorno/notte e i contatti con generazioni precedenti, ma un ottimo remake della primissima generazione  aveva in parte risolto questi problemi.

La III generazione si era appena chiusa così. E scusate se è poco.
La III generazione si era appena chiusa così. E scusate se è poco.

Con queste premesse, quindi, vi avvicinate a Diamante e Perla speranzosi. Speranzosi di vedere Pokémon arrivare sul ruggente Nintendo DS da re, con tutti gli accessori tirati a lucido e la stoffa per ricordare al mondo intero che di finire nel dimenticatoio non ne aveva nessuna voglia. Se siete europei dovrete aspettare un altro, lunghissimo anno prima di assaporare tutto questo, ma internet vi può già dare una grossa mano a farvi un’idea.

A cominciare dal Pokédex. Che, forse deludendo, risulta più piccolo di quello di Rubino e Zaffiro: 107 Pokémon contro 135. Ma non è questo il vero problema.
Buona parte dei nuovi volti, infatti, risulta essere collegata a vecchi mostriciattoli o addirittura appartenere alla sempre meno ristretta schiera dei leggendari. Per la precisione ben 29 new entry su 107 sono evoluzioni o pre evoluzioni di Pokémon già incontrati (poco meno di 1/3; per fare un confronto Johto ne aveva introdotti 19, ossia meno di 1/5 del totale), mentre i leggendari risultano addirittura 14 (contro i 10 presenti nel più abbondante dex di Hoenn). Che si fosse di fronte a una sproporzione, che riduceva la fauna comune di Sinnoh ai minimi termini, fu ben chiaro già all’epoca.

Tra questi numerosi contatti col passato alcuni erano indubbiamente necessari. Mamoswine, Gliscor e Mismagius sono solo alcuni esempi di evoluzioni che completano alla perfezione la loro linea evolutiva raggiungendo un dignitoso livello di forza. Gli esempi che però risultano indubbiamente superflui non mancano: qual è il senso di Lickilicky, aggiunta a un Pokémon (Lickitung) che sia nel design che nelle statistiche si concludeva alla perfezione da sé? O il senso di Dusknoir, evoluzione di un già ottimo Dusclops che nel suo aspetto esauriva l’intuizione di Duskull?
Il caso, forse il più clamoroso e capace di far discutere a distanza di dieci anni, è quello di Rhyperior: così superfluo ad una linea come quella di Rhyhorn, rappresentante perfetta del minimalismo di I generazione, è costretto a prendere una direzione che lo rende inevitabilmente diverso e difficilmente “superiore” a Rhydon. Se fosse stato il design di Mega Rhydon avrebbe probabilmente causato meno discussioni, ed è un punto a cui arriveremo a breve.

A volte ritornano, e a volte lo fanno in grande stile. Ma avevamo davvero bisogno di tutti loro?
A volte ritornano, e a volte lo fanno in grande stile. Ma avevamo davvero bisogno di tutti loro?

Senza sfociare nel competitivo, citando Pokémon come Magmortar ed Electivire tanto attesi quanto deludenti sul campo di battaglia, è chiaro che con il concetto di “evoluzione trans-generazionale” la IV generazione abbia preso molte più sbandate della II. Ma in quella che a posteriori risulta quasi una fiera dell’eccesso, si nasconde un pregio assolutamente innegabile: l’emozione di vedere un vecchi volto rinascere e rigenerarsi, quasi come se gli sviluppatori avessero voluto dirci “te lo ricordi?” nella maniera più coinvolgente possibile.

Un’emozione che, con la sola eccezione di Sylveon, non ci è più stata regalata da allora. Non è difficile intuire che le critiche a certe scelte siano state così aspre da convincere Game Freak a prendere nuove strade, in cui i nostri mostriciattoli preferiti non devono subire mutamenti permanenti ma momentanei (come con la Mega Evoluzione) o portando a specie parallele (Forme Alola).

Concluso il discorso sul Dex rimane il grande scoglio della regione, Sinnoh. Arrivando dalla amatissima Hoenn, coi suoi abissi e i suoi vulcani, le aspettative per un territorio che riuscisse ad essere all’altezza erano condivise da una maggioranza schiacciante del fandom. Maggioranza che, in un certo senso, rimase nuovamente delusa.

È una vita che provo a capire Sinnoh ma non fa per me, è più forte di me.
È una vita che provo a capire Sinnoh ma non fa per me, è più forte di me.

L’ambientazione di Sinnoh risulta infatti molto vicina a quella delle regioni tradizionali di Kanto e Johto, soprattutto quest’ultima. Pianura, rilievi, clima alpino, laghi, pochissimo mare: una serie di vocaboli che potrebbero essere applicati sia alla regione di Fiordoropoli che a quella di Giubilopoli. Con l’unica differenza che Sinnoh tutto questo lo fa in formato maggiore, con più città, borghi, percorsi, anfratti, compensando la relativa monotonia con una profondità che raggiunge il suo pinnacolo con i Sotterranei. Ma il problema è proprio questo: Sinnoh cerca di fare molte cose non riuscendo ad esprimere al meglio il proprio potenziale. I sotterranei sono un’aggiunta fulminante e forieri di decine di ore di gameplay, ma risultano abbastanza presto di una monotonia schiacciante con le gallerie sempre uguali e un minigioco che per quanto irresistibile rimane, insieme alle basi segrete, l’unica attività disponibile in una mappa grande quasi quanto Sinnoh stessa.

I Sotterranei di Sinnoh: forse l'emblema del potenziale inespresso di questa regione.
I Sotterranei di Sinnoh: forse l’emblema del potenziale inespresso di questa regione.

Una Sinnoh che risulta spezzata a metà da un Monte Corona capace di contenere tutti i difetti di Diamante e Perla: lentezza, mancanza di organicità, dispersività. E anche qui Diamante e Perla diventano, in negativo, spartiacque: così come le evoluzioni transgenerazionali hanno portato a una loro rimozione quasi totale nei titoli successivi, il percorso contorto che dovrete affrontare nella regione di Giubilopoli ha portato i titoli successivi (Nero e Bianco e XY) a una linearità spesso criticata, ma pur sempre più agevole per il giocatore.

In parte questo abbandono da parte di Game Freak lascia l’amaro in bocca: Sinnoh risulta a tutt’oggi la regione più ermetica, da scoprire e capire con una calma sconosciuta alla maggior parte dei titoli Pokémon, III generazione esclusa. Sole e Luna, con l’arcipelago di Alola, sembra forse riprendere una direzione abbandonata da troppo tempo. Noi ci speriamo.

"O Giorgio, Giorgio, o Giorgio del Lago Verità..."
“O Giorgio, Giorgio, o Giorgio del Lago Verità…”

Tutte queste parole valgono in massima parte per Diamante e Perla: Platino, pur mantenendo alcuni difetti strutturali degli originali, aggiusta il tiro su diversi fronti come Pokédex e velocità di gioco. Nelle sue intenzioni, inoltre, questa vuole essere una critica il più possibile oggettiva e ragionata dei primi titoli principali della saga per Nintendo DS: numerosi giudizi, come sulla colonna sonora, sui personaggi e sullo stile “overdesigned”, sono stati ignorati in nome della loro soggettività.

Cosa ne pensate? Siete amanti della IV generazione e avete il vostro punto di vista da riportare, o siete tutto sommato d’accordo con queste parole?
Fateci sapere, possibilmente senza lettere minatorie.

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