Intervista a ThP’s Castle of Cards, illustratore dei betamon di Pokémon Oro e Argento

Woop leak

In quella che per alcuni è la lunga notte in cui è scesa la saga di Pokémon, un raggio di luce ha rischiarato le tenebre: il rilascio di una valanga di informazioni legate alle versioni beta di Pokémon Oro e Argento, inclusi diversi betamon che non avevamo incontrato nel primo, corposo leak di due anni fa, che a questo giro Johto World non ha però voluto trattare per precisa scelta editoriale.

Oltre ad aver riacceso la fantasia della community, forse anche più di due anni fa, i leak in questione hanno spinto alcuni a darsi da fare per regalare una forma più concreta a questo 1999 alternativo, visto dal buco della serratura. Tra loro, soprattutto in Italia, spicca Federico Lezzi De Masi, fondatore della pagina Facebook Thp’s Castle of Cards e collaboratore storico di Johto World: suo è ad esempio un pezzo memorabile dedicato a Tomokazu Komiya.

Da qualche settimana Federico ha ripreso sulla sua pagina un vecchio progetto, quello di creare carte con protagonisti i betamon di Pokémon Oro e Argento, insieme a quelli di Rosso e Blu: restando fedele agli stili e ai layout di allora, questi lavori rimangono uno dei modi più tangibili per viaggiare con la fantasia in una dimensione alternativa, dove la coda di Slowbro è un Pokémon a sé e Girafarig si evolve da due Gastly fusi tra loro.

Non potevo quindi esimermi dal fargli qualche domanda, per scoprire qualcosa in più sull’affascinante processo creativo dietro a dei lavori così validi e al loro legame con un capitolo così interessante della storia di Pokémon come quello dei betamon.
Buona lettura.

D: Per cominciare, una domanda fondamentale: cosa ti ha spinto a far partire un progetto così ambizioso legato ai betamon di I e II generazione?
R: Due anni fa, durante il periodo di scarso entusiasmo che precedette l’uscita di Pokémon Let’s Go, iniziò a concentrarsi una quantità assurda di notizie ufficiali e leak clandestini relativi a del “cut content” dei vecchi giochi pokemon. Prima i betamon di prima generazione contenuti del manga biografico su Satoshi Tajiri, poi la demo dello Spaceworld: ero letteralmente incantato. Dovevo assolutamente dare una forma più concreta a queste idee scartate, dopotutto creare un intero set custom illustrato da me è un sogno che ho dai tempi delle medie, quando scoprii il mondo delle “orica” (carte create dai fan fedelissime a quelle originali, senza voler essere semplici contraffazioni, n.d.a.).

D: Uno dei dettagli che più apprezzo è l’omaggio allo stile di vari artisti, invitandoci ogni volta a riconoscere il riferimento di turno. Quali ti sei divertito di più a omaggiare? Quali, invece, ti hanno messo più in difficoltà per stili o tecniche particolari?
R: È uno degli aspetti che preferisco io stesso, perché aiutano a conferire realismo e verosimiglianza al progetto. Mi son divertito tantissimo a riprodurre lo zoppicante stile tridimensionale di Keiji Kinebuchi e CR CG Gangs presente nei primi set. Sono totalmente incompetente con la modellazione 3D, quindi ho dovuto imparare appositamente per questo progetto, perché ci tenevo particolarmente che Animon e altre creature peculiari fossero rappresentate con quello specifico media. È stato allo stesso tempo ostico e molto stimolante.
Mi son divertito tanto anche con il Turban scolpito in fimo (pasta polimerica/sintetica): dall’idea alla fotografia del modello son passate due ore scarse, durante le quali ho combattuto sia contro la plastilina vetusta sia contro il tempo, per riuscire a scattare le foto entro il tramonto.

D: In alcuni casi invece hai preso strade perfettamente calzanti coi Pokémon rappresentati, ma che per l’epoca sarebbero state impensabili (penso ad esempio alle versioni beta del trio leggendario di Johto): come mai questa scelta e come mai solo con alcuni di loro?
R: Una delle abitudini che mi ha sempre “infastidito” di molte carte custom presenti su internet è che vengano corredate da artwork per niente appropriati al layout o al GCC in generale. Ho voluto fare un’eccezione per il trio di cani leggendari, perché trovo i loro design beta estremamente anonimi, niente a che vedere con quelli definitivi, conferendo loro un’aura di vetustà e mistero.

D: Molti fan ti hanno chiesto di stampare queste carte dedicate ai betamon per eventi speciali totalmente gratuiti, o anche solo per diletto personale: cosa ne pensi?
R: Sicuramente la cosa mi lusinga, ma come ho riportato già in passato, semmai queste carte vengano stampate, sarebbe unicamente per ricordo personale, da inserire in un raccoglitore e aggiungere alla collezione. Non mi interessa distribuirle: in qualche modo trovo sia coerente con lo spirito “unreleased” dei contenuti tagliati che rappresentano.

D: Parlando in generale delle beta di Pokémon Oro e Argento, cosa ti ha colpito di più?
R: A parte l’ovvia meraviglia di scoprire Pokémon completamente inediti, ciò che più mi ha affascinato è lo spiraglio sul processo concettuale e creativo che ha caratterizzato dei titoli tanto amati. Questi “betamon” ci hanno offerto tante risposte a domande che da tempo ci ponevamo: perché mai Remoraid dovrebbe evolversi in Octillery? Perché le descrizioni di Umbreon parlano ancora oggi di secrezioni velenose?
È interessante scoprire che determinati Pokémon (ad esempio Kotora e Raitora, le tigri-topo di tipo Elettro) sono stati scartati da ben due generazioni, oppure che determinati concept siano stati ripresi ed aggiornati in un secondo momento (ad esempio la fase baby di Meowth).

D: Il tuo punto di vista guarda soprattutto al GCC: pensi ti abbia aiutato a proteggere la tua passione da certe scelte prese negli ultimi anni, secondo alcuni discutibili, o ti ritieni comunque soddisfatto di Pokémon?
R: Non son mai stato un grande videogiocatore, questo sicuramente mi ha reso meno critico nei confronti di mancanze tecniche o difetti di varia natura all’interno di prodotti videoludici.
Sicuramente concentrare la mia attenzione sul GCC mi ha portato a ignorare un po’ delle palesi problematiche che hanno afflitto gli ultimi anni del brand, in favore di un costante entusiasmo nei confronti degli aggiornamenti del Pokédex, delle nuove creature, dei nuovi elementi di design e lore. Almeno a livello di design apprezzo molto la situazione attuale di Pokemon, anche se è indubbio che manchi tanto altro alla saga.

D: La tua pagina con gli anni è diventata un punto di riferimento per gli appassionati italiani di GCC, ma il tuo approccio mi sembra un unicum: è solo una mia sensazione o in Italia quando se ne parla in maniera strutturata lo si fa quasi esclusivamente guardando all’oggi, e il passato resta di proprietà dei collezionisti nostalgici?
R: È un’impressione abbastanza corretta: in Pokémon non esiste un formato sanzionato e supportato che permetta concretamente di giocare set troppo vecchi. Questo porta i giocatori a concentrarsi sul formato standard o su quello esteso (quest’ultimo, se rimane fisso, diventerà col tempo il nostro formato “classic” o “legacy”). Per quanto riguarda i collezionisti è assolutamente vero che lo zoccolo duro della community sia interessata solo alla fase primordiale del gioco, il periodo di gestione Wizards of the Coast (quindi dal Set Base a Skyridge): c’è anche un notevole ostruzionismo nei confronti del nuovo. Con la mia pagina io cerco di battermi anche contro questo pregiudizio: il nuovo può essere bello tanto quanto il vecchio, anche se ovviamente in modalità diverse. Attualmente il GCC sta vivendo una nuova primavera a livello di estetica: di rado ho visto artwork tanto preziosi e un parco artisti tanto vasto come negli ultimi due anni.
Ciò che vorrei contribuire a debellare è quella che mi piace definire la “mentalità delle bombe”, quella forma mentis che porta determinate persone ad acquistare carte molto costose unicamente perché hanno sentito dire che valgono copiose quantità di denaro. Nessun criterio, nessun canone estetico, nessuna conoscenza del prodotto: solo una continua vanteria nella propria cricca, l’orgoglio di aver speso più del valore corrente.

Questa carta l’ho voluta espressamente inserire nell’articolo perché è la mia preferita. Lunga vita a Nameru, a morte Lickilicky.

D: Agganciandomi a quello che dici, sacrosanto, mi ricordi per l’appunto che sei anche collezionista: qual è il tuo pezzo più pregiato? Quello su cui ti piacerebbe mettere le mani?
R: È innegabile che nella mia collezione siano presenti pezzi costosi e/o rari, incluse carte quasi totalmente ignorate dalla community (mi vengono in mente le shiny spagnole di quarta generazione, uniche al mondo a possedere l’olografia cosmica), ma forse il pezzo del quale sono più orgoglioso è la mia raccolta di falsi d’epoca, carte di fattura cinese realizzate con una cura che mai ci si aspetterebbe da dei “bootleg”, un vero spaccato di ciò che un fenomeno pop come pokemon comporti.
Riguardo i pezzi che vorrei maggiormente, sicuramente si tratta delle due promo giapponesi “Fan club”, raffiguranti Eevee e Porygon, carte da svariate centinaia di euro l’una che ho sott’occhio da anni ma che non ho il coraggio di acquistare.

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Si conclude così la nostra chiacchierata con Federico, una panoramica interessantissima sul suo lavoro ambizioso legato ai betamon delle prime due generazioni e su quello che è in Italia il Gioco di Carte Collezionabili di Pokémon, sia dal punto di vista dei giocatori che da quello dei collezionisti.

E voi, cosa ne pensate, sia di questi lavori che del gioco di carte Pokémon in generale? Ricchi premi e cotillons a chi ci risponde nei commenti.