Colonne sonore da non perdere, vol. 1

Sono sempre stato un grande appassionato di musica, cosa che mi ha spinto nel corso della mia vita videoludica ad appassionarmi sempre molto alle colonne sonore e all’ambiente musicale nel quale un videogioco si sviluppa. Dandoci quindi molto peso, ho deciso che in questa rubrica presenterò, ogni primo giorno del mese, dieci colonne sonore videoludiche che potreste aver perso e che ritengo dobbiate recuperare al più presto. Tengo a fare tre precisazioni:

  • i brani che elencherò potranno, ovviamente, essere fruiti anche singolarmente ma invito tutti a lettori a giocare il gioco in questione ed ascoltarne anche la colonna sonora per intero;
  • non è una classifica, i numeri avranno uno scopo puramente quantitativo;
  • CONTIENE SPOILER.

Detto questo, bando alle ciance e cominciamo.

Le colonne sonore richiedono un enorme impegno da parte di sviluppatori e musicisti, aggiungono tantissimo all’esperienza videoludica e trascurarle è peccato tanto quanto saltare i dialoghi.

 

1. Nightmare King – Hollow Knight (Team Cherry, 2017)

Su Hollow Knight ci sarebbero un’infinità di cose da dire e, grazie a Dio, questo non è il posto adatto perché altrimenti non finirei più. Una cosa, però, la posso dire: è un grandissimo gioco. Sviluppato da un team minuscolo (tre persone) alla sua prima grossa esperienza di sviluppo, il gioco si è presentato sul mercato creando un putiferio. Meritatamente. La OST, composta da Christopher Larkin, nella sua interezza è carina, giocare a questo titolo è davvero molto rilassante, fino a quando… beh, fino a quando non incontri questo signore qui. Nella sua forma originale Grimm, inserito nell’espansione The Grimm Troupe, è un gran bel boss che se viene preso alla leggera non esiterà a punirti, il tutto condito da uno dei brani più apprezzati dal pubblico (ve ne parlerò forse un’altra volta). Nella sua forma alternativa è semplicemente un boss che ti riempie di schiaffi dall’inizio alla fine. Stop. Anche qui potrei dire tante cose ma la verità è che non le capireste se non lo avete affrontato. Il brano che lo accompagna non è sicuramente un capolavoro ma, fidatevi, il suo attacco, se vissuto dal vivo, lascia sbalorditi. Semplice, accattivante e funzionale. Lunga vita al Re dell’Incubo, uno dei miei boss preferiti di sempre. 

P.S.: nel 2019 è stato mostrato un trailer di Hollow Knight: Silksong, il prossimo titolo di Team Cherry ambientato a Nidosacro, ma a parte questo non si sa ancora nulla a riguardo.

 

Hollow Knight è disponibile su Nintendo Switch, PC, PlayStation 4 e Xbox One anche nella sua edizione Cuore di Vuoto, contenente tutti gli aggiornamenti e i DLC. Ne vale la pena, fidatevi. 

 

2. The Only Thing They Fear Is You (Mick Gordon Mix) – DOOM Eternal (Bethesda, 2020)

Poco dopo la pubblicazione del gioco, Mick Gordon ha affermato di volere rompere con Bethesda. Perché mai dovrebbe? La risposta sta nella parentesi (Mick Gordon Mix) del paragrafo. Il compositore, infatti, ha deciso di abbandonare il percorso di DOOM (e Wolfenstein e tutto ciò che riguarda questa immensa casa) perché non soddisfatto del mixing del reparto audio di Bethesda, arrivando addirittura a dire di “non percepire quell’opera come sua”. E ha pure ragione, dato che la qualità del suono di DOOM Eternal è tremenda se paragonata alla versione originale dell’autore (qui la versione in game). Nonostante la risposta di Bethesda, io non sono qui per dirvi chi ha ragione e chi no, ma solo per dirvi che questo è un grande pezzo: quando ammazziamo demoni non c’è niente di meglio di un po’ di industrial metal, no? Mick Gordon non è mai stato un genio e mai lo sarà, però non si può negare che le sue colonne sonore, in particolare DOOM (2016) e DOOM Eternal, siano un tassello molto importante del medium. Magari tutta la colonna sonora può stufare, ma la prossima volta che sarete arrabbiati e non saprete cosa ascoltare ricordavi di Mick Gordon e di quanta rabbia ci mette in questi sette minuti.

Vi aspettavate per caso qualcosa di diverso da un titolo del genere?

 

3. Still Alive – Portal (Valve, 2007)

Potevo sforzarmi di più? Assolutamente. Mi pento di questa scelta? Assolutamente no. La fine di Portal è stata forse la mia più grande epifania videoludica. Iniziato per caso un pomeriggio, ho finito il gioco in una manciata di ore e poi mi sono ritrovato stanco ma felice, incredibilmente contento di aver recuperato questa vera e propria perla. Poi è partita Still Alive. Non so nemmeno io bene perché ma ho provato delle emozioni fortissime, un misto tra incredulità, gioia ed estasi. GLaDOS non si limita a cantare il pezzo in questione (scritto nella realtà da Jonathan Coulton), perché il testo è diretto ed esplicitamente rivolto a te e alla tua/vostra avventura: Now these points of data / Make a beautiful line / And we’re out of beta / We’re releasing on time / So I’m GLaD I got burned / Think of all the things we learned / For the people who are / Still alive”. Il nostro robot preferito, nonostante tu la distrugga sul finire del gioco, continua a ragionare in termini meccanici e pensa solo ai risultati finalmente ottenuti dalla Aperture Science. Pazzesco, semplicemente pazzesco. Postilla finale: Portal è meglio di Portal 2 perché più corto (più che altro è Portal 2 ad essere troppo lungo), più intenso, più immediato e più divertente. Giusto per farvi sapere la mia opinione che, come al solito, si rivela essere controcorrente.

 

Esiste un gioco così tanto corto e così tanto divertente? Secondo me no.

 

4. Rude Buster – Deltarune Chapter 1 (Toby Fox, 2018)

Di Toby Fox ne ho già parlato abbondantemente qui ma penso che non ci sia mai limite alla creatività di quest’uomo. Deltarune è l’attesissimo sequel di Undertale, uno degli indie più amati di sempre, ed il suo primo capitolo è stato rilasciato il 30 ottobre 2018 su PC. Da lì in poi il nulla, anche se l’autore ha affermato che il prossimo capitolo vedrà la luce non oltre il 2022. Tornando a noi però, Rude Buster riesce ad inserire diverse melodie che fomentano alla grande il giocatore, invogliandolo non solo a giocare ma anche a riascoltarsi la traccia più e più volte. Il piano che dà il ritmo non cessa mai di dare forza al pezzo, che con il suo assolo dà all’ascoltatore un’impressione di continua evoluzione, ritorcendosi su sé stesso più e più volte senza mai incepparsi. Se la qualità è questa, signor Fox, per me a pubblicare nuovi titoli può metterci anche tutto il tempo del mondo.

Deltarune Chapter 1 è gratuito quindi sbrigatevi a giocarci. È pure corto.

 

5. Ludwig the Accursed & Ludwig the Holy Blade – Bloodborne (From Software, 2015)

Per coloro che non lo sapessero, Bloodborne è un Dark Souls (stessi sviluppatori) ma con caratteristiche gotiche, horror e spaventose, dichiaratamente ispirato ai racconti di H.P. Lovecraft. Non è un gioco che fa paura, però talvolta ci si avvicina e questo è uno di quei casi. Dopo aver sconfitto mostri alti tre metri con la faccia da polpo e armati di cannone, grilli con il sangue che ribolle in una sacca nel loro ventre e diversi nemici con la medesima allegria, ci ritroviamo al cospetto di Ludwig. Un non morto che piange e sbatte la testa all’infinito contro il cancello poco fuori dovrebbe essere una chiara indicazione di cosa sta per aspettarci. Il boss attende in un’enorme sala piena di sangue e lui è tutt’altro che amichevole: un cavallo deforme con mille occhi e due bocche che urla, salta, corre, tira pedate e sbava sangue (che strano). I violini della prima parte sono piuttosto cauti e le voci (che cantano in latino ripetendo sanguine ogni due secondi, per non dimenticarci quale sia l’obiettivo del gioco) li accompagnano dolcemente, quasi a portarci dolcemente verso la morte. Solo che di dolce non c’è niente, poiché la colonna sonora tra un po’ non si sente dato che Ludwig urla fortissimo (provare per credere). Arrivati a metà vita succede di tutto. Parte la cinematica, il nostro quadrupede matto si alza sulle gambe posteriori, diventa gigante e impugna una spada lucente. Ma, soprattutto, cambia la musica. I toni iniziano a diventare sempre più solenni fino a quando non si raggiunge l’apice del brano, in cui tutti gli strumenti si alzano in un tripudio di epicità degna del miglior scontro cinematografico. Tutt’oggi a rigiocare quella parte mi vengono i brividi. 

I giochi di From Software sono piuttosto ardui e si sa, ma se avete un po’ di pazienza sapete a cosa giocare. 

 

6. Mt. Pyre Outer Wall – Pokémon Rubino/Zaffiro/Smeraldo

Una colonna di sonora di Pokémon dovevo metterla per forza, diciamocelo chiaramente. Ho scelto però un pezzo poco famoso, che all’interno di Hoenn e delle sue magiche trombe (di cui parlo qui, tra le altre cose) ha trovato poco spazio nella grande scia di ammirazione e nostalgia che questa isola si porta dietro da vent’anni. Il tema è il Monte Pira, il cimitero dei Pokémon, in cui le loro anime vengono lasciate a riposare in eterno. A dare un’atmosfera cupa ci pensa già da subito il particolare accento della batteria, che si rivela ben presto essere propedeutico ad un’inquietante melodia dotata di connotazioni medio-orientali che la rendono unica nella florida Hoenn. Un pezzo originale che si abbina perfettamente alla nostra visita, un bambino di dieci anni dentro un’immensa tomba piena di allenatori pronti a sconfiggerci e che brulica di spettri e creature inquietanti. Tranne Vulpix, lui non fa paura per niente. 

Il Monte Pira è uno di quei chiari richiami a Kanto che però, inseriti in un contesto come Hoenn, è come se acquisissero vita propria e facessero dimenticare la citazione originale, riuscendo quasi a spacciarsi per cose mai viste.

 

7. Carnival Kerfuffle – Cuphead (Studio MHDR, 2017)

Cuphead è un gioco meraviglioso. Punto. Non accetto discussioni. Detto questo, questa opera ha anche una colonna sonora davvero notevole. Per rimanere più in tema possibile con lo stile artistico e grafico, Kristofer Maddigan ha composto tre ore di musica jazz (e non solo) di ottima fattura. Certo, non stiamo parlando di Charles Mingus, ma musica come questa in un contesto come quello videoludico è una manna dal cielo. Carnival Kerfuffle è una traccia super catchy che, a fianco di un ritmo da “schiocco di dita” tipico di generi come il blues e lo swing, lascia al sassofono principale tanto spazio per esprimersi al meglio, quasi come se fosse un’improvvisazione di un jazzista di settant’anni fa. Qualunque sia il tuo mood, ascolta questo brano e troverai la forza di ballare. C’è poco da dire sulla colonna sonora di Cuphead: bisogna ascoltarla.

Studio MHDR ha creato un vero e proprio gioiello, una gioia per gli occhi e per le orecchie. Un po’ meno per la dita e la sanità mentale, data la difficoltà del gioco.

 

8. To Zanarkand – Final Fantasy X (Square, 2001)

Non ho mai giocato nessun Final Fantasy, eppure trovo questo brano particolarmente bello. Classica canzone triste composta per solo pianoforte, niente di nuovo sotto al sole, però personalmente penso sia molto carina, decisamente melanconica e con un’incredibile potenza emotiva. Dopo essermi fatto spiegare il contesto all’interno del gioco, poi, ne ha acquisita ancora di più. Non mi soffermo ulteriormente perché, non avendo giocato il gioco (mea culpa), non voglio dire stupidaggini. 

Fun fact: ho scoperto questo brano perché la Qatar Airways lo utilizzò in un suo spot nel 2019.

9. Overture – Dragon Quest VIII: L’Odissea del Re Maledetto (Square Enix, 2004)

Rimanendo in tema Square, questa saga in Europa non ha mai brillato particolarmente ed è un vero peccato. JRPG in tutto e per tutto, questo franchise nato dalla matita di Akira Toriyama (sì, quel Toriyama) ha sempre fatto fatica ad affermarsi al di fuori del Giappone a causa dei metodi di pubblicazione: molti titoli non sono mai usciti dal Paese natale, alcuni sono usciti solo sulle console Nintendo, altri solo sulle console Sony, altri ancora sono usciti su home console ma solo come remake quindici anni dopo. Un programma sicuramente più che discutibile. Kōichi Sugiyama, però, è un indelebile marchio di fabbrica che supera burocrazia, confini e storia. Il tema principale di Dragon Quest (è sempre lo stesso ma metto quello che ritengo migliore) è iconico sin dalle prime battute: le trombe stanno per annunciare qualcosa di molto importante, il rullo di tamburi aumenta sempre più l’hype fino a quando tutta l’orchestra si riunisce per l’arrivo di Re Trode, creando un clima altamente regale che si confà perfettamente al tema del gioco. Vorrei parlare di Dragon Quest VIII: L’Odissea del Re Maledetto ma non è ancora giunto il momento: per ora mi faccio andare bene la mia recensione di Dragon Quest XI: Echi di un’Era Perduta che, se volete recuperare, DOVETE farlo con l’edizione definitiva del 2019 (Dragon Quest XI S: Echi di un’Era Perduta Definitive Edition). Il motivo? Oltre a diverse migliorie e parti di storia in più, la colonna sonora è orchestrale e non MIDI (un formato musicale che non rende minimamente la potenza espressiva dell’opera).

Sugiyama ha composto il motivo principale dell’overture di Dragon Quest in soli cinque minuti, dopo essere stato assunto in quanto “il Sugiyama della televisione” (ai tempi lavorava in diversi programmi televisivi giapponesi)

10. Covenant Dance – Halo: Combat Evolved (Bungie, 2001)

Halo: Combat Evolved è stato un’icona sin dalla sua uscita, agli albori di questo millennio, e i motivi sono molteplici. Uno di questi è il tema principale, che però è fin troppo famoso e sarebbe anche inutile parlarne, per questo propongo invece la Covenant Dance, uno dei più grandi meme tra i fan di Halo. Personalmente, ritengo che sia uno dei pezzi che meglio riassuma il lavoro dei compositori Martin O’ Donnell e Michael Salvatori: la melodia principale è composta da suoni che non potrebbero riassumere meglio i concetti di galassia, mistero e curiosità, il pattern di batteria cadenzato in questa maniera rende il pezzo rilassante ma al contempo energico, il coro in sottofondo che ricalca il celeberrimo e già citato tema principale della saga. Un po’ psichedelico, un po’ anni ’80 ma anche un po’ futuristico. La Covenant Dance è uno strano mix di concetti diversi i quali, sull’Installazione 04 (l’ambientazione di Halo: Combat Evolved) riescono ad andare a braccetto senza perdere la propria identità.

Ho passato talmente tante ore su questa saga che ogni volta che ascolto una colonna sonora della trilogia originale di Halo nella mia testa iniziano a risuonare i versi degli Elite. “WORT WORT WORT!”

Il primo episodio di questa rubrica finisce qui. Cosa ne pensate? Vi è piaciuto? Quanti di questi brani conoscevate già? Fateci sapere tutto nei commenti. Ah già, quasi dimenticavo: da oggi potete trovare su Spotify la playlist Johto World, nella quale aggiungerò volta per volta tutti i brani che discuterò con voi (solo le versioni originali, se un brano non c’è pazienza). Seguiteci anche su Facebook, Instagram e Telegram!