Colonne sonore da non perdere, vol. 3

Sono sempre stato un grande appassionato di musica, cosa che mi ha spinto nel corso della mia vita videoludica ad appassionarmi sempre molto alle colonne sonore e all’ambiente musicale nel quale un videogioco si sviluppa. In questa rubrica presenterò, ogni primo giorno del mese, dieci pezzi musicali dal mondo videoludico che potreste aver perso e che ritengo dobbiate recuperare al più presto. Tengo a fare tre precisazioni:

  • i brani che elencherò potranno, ovviamente, essere fruiti anche singolarmente ma invito tutti a lettori a giocare il gioco in questione ed ascoltarne anche le colonna sonore per intero;
  • non è una classifica: i numeri avranno uno scopo puramente indicativo;
  • CONTIENE SPOILER.

Infine, vi ricordo che potete trovare il primo episodio della nostra rubrica Colonne sonore da non perdere qui ed il secondo qui.

Detto questo, bando alle ciance e cominciamo.

Dietro ad ogni colonna sonora c’è sempre un grande studio.

1. Dragonborn – The Elder Scrolls V: Skyrim (Bethesda, 2011)

Oggi partiamo col botto e come colonna sonora d’apertura vi porto uno dei temi più iconici degli anni ’10 di questo millennio. The Elder Scrolls V: Skyrim è un gioco che tutt’oggi, a dieci anni dalla sua uscita, continua a vendere tantissime copie e non sembra avere intenzione di fermarsi. Durante l’E3 2019 è stato annunciato The Elder Scrolls VI ma che senso ha forzarne l’uscita se il titolo precedente continua a far guadagnare i milioni? Tornando alla nostra traccia, il pezzo si apre con dei soffusi colpi di tamburo a cui subentrano poi degli urli di battaglia che, progressivamente, si trasformano in un coro a salire verso il ritornello, il famoso “Dovahkiin, Dovahkiin”. Sia The Elder Scrolls III: Morrowind che The Elder Scrolls IV: Oblivion hanno il tema principale in comune con il quinto capitolo della saga ma sono sempre diversi l’uno dall’altro e, se i due appena citati avevano dei richiami più “magici” nella loro composizione, Skyrim usa invece la forza bruta e tutta l’epicità di che può avere un gioco la cui trama è andare nell’aldilà e sconfiggere un drago nero cattivissimo. In realtà come sviluppo non dà il meglio ma almeno l’incipit è accattivante. Anche nel resto del brano le voci roche la fanno da padrone, dando sempre la sensazione di poter esplodere (cosa che poi succede, nel bridge) anche nei momenti di pausa del brano. Un brano iconico (e bello) per un gioco iconico (e brutto). Regolare, no?

I problemi di Skyrim sono molteplici ma chi non ha mai urlato FUS RO DAH?

2. Guile’s Theme – Street Fighter II (Capcom, 1991)

Street Fighter II è stato un gioco cardine per lo sviluppo dei picchiaduro e, infatti, è considerato uno dei giochi migliori di sempre del genere. A renderlo così famoso ci ha pensato sicuramente anche il tema di Guile, che nella storia partecipa al torneo della Shadaloo con lo scopo di indagare sulla morte del suo amico Charlie Nash. Il basso è da subito importante e coinvolto dal principio per dare adrenalina ad un brano che vede fare i suoi primi passi su sonorità sinthwave abbastanza tipiche del periodo storico. Nel corso degli anni questo pezzo è diventato un meme, in quanto ritenuto dal web “il brano più statunitense mai scritto”, con Capcom che non ha mai fatto niente per evitare che, anche nei titoli a seguire, Guile divenisse sempre più stereotipato. Dato che la popolazione degli USA supera abbondantemente i 300 milioni di abitanti, si spiega il motivo dell’iconicità di questo brano. Avrei potuto scegliere una colonna sonora migliore da questo gioco ma poi ho pensato: “se c’è qualcuno che non conosce il tema di Guile, beh… che lo conosca”. 

P.S.: nella playlist Spotify metterò la versione rimasterizzata di Super Street Fighter II, poiché 100% fedele all’originale e prodotta sempre da Capcom.

Qualcuno ha parlato di Family Man?

3. Courtesy – Super Hexagon (Terry Cavanagh, 2012)

Il triennio che va dal 2012 al 2014 ha conosciuto il boom degli smartphone, del touch screen e di tutto quel ramo della tecnologia mobile che fino a poco tempo prima era impensabile. Con esso, i videogiochi hanno avuto un incredibile aumento di download su ogni dispositivo elettronico tascabile e sono finiti per diventare quasi indispensabili, in particolare a quei tempi. In quel periodo io ero al liceo e ricordo tutte le ore passate a giocare a Clash of Clans (che avrà sempre un posto nel mio cuore), Temple Run, Head Soccer, Jetpack Joyride… accanto a questi titoli più comuni, però, c’è stata la parte davvero interessante del gaming mobile che ha provato a dirci qualcosa, a farci capire che, nella loro semplicità, c’era qualcosa di più complesso. Che fosse la storia, il concetto, la composizione o il design poco importa, ai tempi bastava poco per dare quel quid in più ad un titolo mobile per differenziarsi dalla massa. Uno di questi è stato Super Hexagon, un gioco semplicissimo ma incredibilmente divertente (e psichedelico). Il gameplay è a dir poco elementare (andatevelo a vedere se volete, è più semplice che spiegarlo) e la colonna sonora, tre brani per un totale di meno di dieci minuti, è un disco chiptune che si allinea perfettamente con il design e i ritmi del gioco. Veloce e accattivante, Courtesy apre il gioco nella maniera migliore possibile, costringendo il giocatore a concentrarsi e ad immergersi nel trip che queste strane forme riescono a regalare.

Quasi dimenticavo: è un gioco che manda al manicomio da quanto è difficile. 

4. Let’s GO – Counter Strike: Global Offensive (Valve, 2012)

Quando hai 500 ore su un gioco (che sono pure poche rispetto a quelle che hanno i miei amici) inizi a provare sentimenti contrastanti nei confronti delle colonne sonore del menu. Lo hai sentito talmente tante volte che vorresti cambiarlo, non lo vuoi più sentire, basta. Eppure, se lo cambi o lo togli, ne senti la mancanza. Terribilmente. Il tema di CS:GO, uno dei più importanti videogiochi competitivi di sempre, alterna l’essere un supplizio all’essere un piacevolissimo ricordo, per poi costringerti a mutare il gioco perché il volume è assurdamente alto rispetto al resto, facendoti infine riattivare tutto perché alla fine, senza il tan, tan tan, tan, tan tan non stai veramente giocando. Non c’è niente di particolare in questo brano ma chiunque abbia giocato a questo gioco sarebbe in grado di riconoscerne un frammento anche in mezzo ad un miliardo di altri suoni. Gioca, competitiva, Dust II, avvia ricerca. Sempre la stessa storia. Sempre la stessa musica. E, per qualche motivo, è sempre bello. 

Vi ho messo la versione estesa perché l’unica versione normale che ho trovato era praticamente un earrape. Che è più o meno quello che provi tutte le volte accendendo il gioco.

5. Menu Theme – Super Smash Bros. Ultimate (Bandai Namco Games, 2018)

Se “Lifelight”, il tema principale del gioco, è melodico e cantato, quello del menu (sì, un altro) cambia invece registro e sceglie la strada dell’adrenalina. La voce sparisce e trombe e basso iniziano a portare avanti una progressione di hype che culmina nel ritornello e, specialmente, nella sua seconda parte, quando si aggiungono i violini. Potrei ascoltarla per ore senza mai stancarmi, riesce a dare sempre la carica che dà la prima volta che la ascolti. La gente tende a sottovalutare l’importanza delle colonne sonore dei menu che, invece, sono quelli che ti fanno sentire a casa quando avvii il gioco, sensazione fondamentale per la relazione tra un videogiocatore ed il prodotto. Il vostro rapporto con Halo 3 sarebbe stato lo stesso se aprendolo non aveste sentito quei celeberrimi canti quasi gregoriani? O se la sigla di qualche anime o serie TV, che quindi non ha alcuna influenza sull’opera nella sua essenza, fosse diversa? Neon Genesis Evangelion senza “A Cruel Angel’s Thesis”, Cowboy Bebop senza “Tank!”, True Detective (prima stagione) senza “Far from Any Road?”. Non lo possiamo sapere con certezza ma sono abbastanza sicuro che il vostro legame con quel prodotto sarebbe stato sicuramente diverso. Mai sottovalutare queste colonne sonore “secondarie”. Soprattutto se ti fomentano un casino come questa.

In montagna tutti i miei amici hanno Super Smash Bros. Ultimate e lasciano il gioco acceso anche quando non gioca nessuno, quindi questo tema risuona per ore e ore di fila. E ci piace sempre.

6. Midnight Wandering – Metal Slug 3 (SNK, 2000)

Non dite che nei videogiochi non c’è il metal solo perché non sapete dove cercarlo. Metal Slug 3 è un gioco che, nonostante l’immediatezza dei run ‘n’ gun, permette al videogiocatore di sperimentare diverse strade, trovare oggetti e veicoli nascosti (sì, lo struzzo conta come veicolo). In questo secondo livello del gioco, infestato dagli zombie, il riff di chitarra, particolarmente simile a “Enter Sandman” dei Metallica ma rallentato, è perfetto per l’ambientazione: la melodia invece, genera una sensazione di ignoto che perfettamente riconducibile ad una missione come questa, specialmente se poi compaiono anche gli alieni. Comunque nel dubbio giocatevi i Metal Slug che in dieci ore vi siete giocati tutti e sei i capitoli, anche piuttosto con calma.

Ascoltate Enter Sandman e poi mettete questo brano a velocità x1.25. Ringrazio YouTube per avermelo fatto notare.

7. Menu Theme – Zoo Tycoon (Blue Fang Games, 2001)

Se non avete mai giocato a Zoo Tycoon non valete niente. Un altro tema del menu? Sì, però è Zoo Tycoon. Il gioco più bello del mondo. Qualunque cosa riguardi questo gioco è giusta. Fine della discussione. 

Sì mamma, ho 24 anni e voglio tornare a quando ne avevo 6 e passavo le mie intere giornate a creare recinzioni per le giraffe, hai per caso qualche problema?

8. Timber Hearth – Outer Wilds (Mobius Digital, 2019)

Quando si parla di Outer Wilds non si può non pensare ad un capolavoro. Questo gioco, pubblicato da Annapurna Interactive, è una gemma rara che riesce ad unire perfettamente la fisica, l’universo, l’esplorazione, il passato, i misteri e… noi. Perché siamo noi per davvero i protagonisti, noi che dobbiamo capire cosa ci hanno lasciato i Nomai, cosa hanno sbagliato, perché il Sole continua ad esplodere dopo 22 minuti di gioco. I nostri ricordi svaniscono ma non i nostri appunti, non i puntini che abbiamo messo sulle i esplorando quello o quell’altro pianeta. Ogni nostro viaggio, anche se apparentemente inutile, ci permetterà invece di fare un passo in più rispetto a quello che abbiamo fatto prima. Un mistero su un Cuore Legnoso può essere spiegato da un indovinello su Profondo Gigantesco, la Luna Quantica da un enigma su Gemello Cenere (non sono spoiler, sto sparando a caso). Dopo 22 minuti, però, moriamo sempre. Eppure ogni volta, dopo quei famigerati 22 minuti, stiamo meglio di prima, con più voglia di giocare, di scoprire, di crescere. E questo, in parte, lo dobbiamo anche a Timber Hearth, che ci fa stare sempre bene.

Giocate ad Outer Wilds. Per favore.

9. Champion Cynthia’s Theme – Pokémon Diamante/Perla/Platino (GAME FREAK, 2006)

Il disturbo da stress post-traumatico (PTSDpost-traumatic stress disorder), in psicologia e psichiatria è l’insieme delle forti sofferenze psicologiche che conseguono ad un evento traumatico, catastrofico o violento subito. È denominato anche picchio da guerra, proprio perché inizialmente riscontrato in soldati coinvolti in pesanti combattimenti o in situazioni belliche di particolare drammaticità (con definizioni e sottotipi diversi: Combat Stress ReactionBattle FatigueShell shock), o anche come conseguenza di atti di mobbing. La risposta che il soggetto può fornire include incubi, flashback e un profondo disagio psichico di fronte ad eventi o persone che gli ricordano l’evento traumatico. Questo disturbo rappresenta dunque la possibile risposta di un soggetto ad un evento critico abnorme (terremoti, incendi, nubifragi, incidenti stradali, atti di violenza subiti o di cui si è stati testimoni, attentati, azioni belliche, etc.), anche se si contesta la diffusione della diagnosi di disturbo post-traumatico da stress tra i richiedenti asilo, anche per le vittime di tortura.

In molti casi può essere adeguatamente affrontato in sede clinica attraverso trattamenti psicoterapeutici specifici, diretti sia alla vittima sia (in funzione di supporto, quando necessario e possibile) alla sua famiglia. Quando necessario, la psicoterapia psicotraumatologica può eventualmente essere coadiuvata da una specifica terapia farmacologica.

La diagnosi di PTSD necessita che i sintomi siano sempre conseguenza di un evento critico, ma l’aver vissuto un’esperienza critica di per sé non genera automaticamente un disturbo post-traumatico.

10. One-Winged Angel – Final Fantasy VII (Square, 1997)

Eccoci alla fine di questo terzo episodio a tema colonne sonore con il botto: Sephiroth, il famigerato nemico di Cloud in Final Fantasy VII, fa la sua comparsa in questa rubrica. Un pezzo davvero ben fatto da tanti punti di vista, che vede intrecciarsi diversi strumenti anche nei momenti più inaspettati, come l’organo, le trombe ed un flauto, per poi lasciare il proprio dominio ad una parte più cupa e minimalista creata da un grave (in senso musicale) connubio tra coro e pianoforte. Questo alternarsi di note alte e note basse, forse involontariamente, crea nell’ascoltatore un’ulteriore idea di scontro finale tra bene e male, che si rafforza maggiormente se si pensa a Sephiroth stesso, l’angelo con una sola ala (nera, per giunta). Riuscirà Cloud a sconfiggere il male? Lo scoprirete solo giocando al titolo in questione, nel dubbio cacciatevi in testa questo brano che male non fa.

Sephiroth è diventato uno dei personaggi più iconici di sempre e direi che ci sono delle buone motivazioni.

Il terzo episodio della rubrica Colonne sonore da non perdere finisce qui. Cosa ne pensate? Vi è piaciuto? Quanti di questi brani e colonne sonore conoscevate già? Fateci sapere tutto nei commenti. Ah già, quasi dimenticavo: da oggi potete trovare su Spotify la playlist Johto World, nella quale aggiungerò volta per volta tutte le colonne sonore che discuterò con voi (solo le versioni originali, se un brano non c’è pazienza). Seguiteci anche su Facebook, Instagram e Telegram!