Lo sappiamo tutti: Pikachu è uno dei Pokémon più amati di sempre, fin dall’uscita dei primissimi titoli della saga in Giappone, nel 1996; e la serie animata, con protagonisti Ash e il suo Pikachu, per l’appunto, non ha fatto altro che alimentare il successo del mostriciattolo a dismisura. Ma quando Pikachu è stato creato, i suoi “genitori” avevano idea della grandissima fortuna che avrebbe avuto? Nintendo ha rilasciato un’intervista esclusiva ai primissimi programmatori e designer di GAME FREAK: sono ovviamente Ken Sugimori (attuale Direttore generale, si occupò del design e delle illustrazioni ufficiali dei personaggi), Koji Nishino (Game designer, si occupò principalmente di dati di gioco, mappe e incontri con Pokémon selvatici) e Atsuko Nishida (Responsabile del design di alcuni protagonisti di Rosso e Verde, oggi freelancer che ancora contribuisce di tanto in tanto alla saga), che hanno svelato più di un dettaglio interessante sul processo di creazione dei primi 151 mostriciattoli e del Pokémon Topo in particolare.
Il primo a prendere la parola è ovviamente Sugimori: alla domanda su quali fossero le idee di partenza per creare un Pokémon, l’illustratore ha delineato le linee guida su cui si sono basati all’epoca per dare alla luce i primissimi mostriciattoli. Un gioco basato sulla lotta di “Pocket Monsters” non poteva che prevedere creature mostruose; e per questo i primi Pokémon concepiti erano possenti e vigorosi.
Senonché, a un certo punto ci è venuta l’idea di aggiungere un tocco di tenerezza. All’epoca non avevamo molti grafici in azienda, per cui mi occupavo soprattutto io del design dei personaggi e, dal momento che eravamo solo uomini, non avevamo preso in considerazione l’elemento “tenerezza”. Per questo abbiamo pensato di arricchire il team con una donna, ovvero Nishida.
A questo punto, infatti, i primi sviluppatori si rendono conto che i Pokémon non possono essere solo “mostri da combattimento”: è il gioco stesso a porre altri obbiettivi, a fianco della carriera di allenatore, come quello di collezionarli tutti, o di scambiarli con gli amici. Servono anche Pokémon “teneri”, che varino nel design per poter quindi accontentare un pubblico ancora maggiore.
E così Nishida, la nuova recluta GAME FREAK, inizia a lavorare allo sviluppo di qualche Pokémon; ed è proprio lei a creare Pikachu, partendo dall’idea di uno scoiattolo (e non di un topo, per quello c’era già Rattata):
Io lavoravo non buttando giù schizzi su carta, ma direttamente al computer, in pixel. Disegnavo creature in pixel art con la testa indistinguibile dal corpo e il muso simile a una polpetta… All’epoca avevo una fissazione per gli scoiattoli. (Ride.)
Sarà ancora lei a crearne il nome: pika, lampo, e chu, un suono che le ricordava qualcosa di piccolo e carino. Ma è Nishino ad avere l’ultima parola: si innamora del piccolo roditore elettrico e chiede a Nishida di renderlo sempre più carino.
Ogni volta che gli presentavo nuovi schizzi, mi diceva: “Fallo ancora più carino!”. Oramai era diventata una sfida! Lavoravo con l’unico scopo di vedere Nishino finalmente soddisfatto!
Originariamente inoltre il Pokémon Topo (fu il maestro Tajiri a rinominarlo così) aveva ben due evoluzioni: Raichu e Gorochu, che fu in seguito eliminato solo per una questione di spazio. Già tra i pochissimi dipendenti GAME FREAK, infatti, Pikachu era di gran lunga il più popolare: per cui si decise di eliminare solo il suo ultimo stadio evolutivo, mantenendo però lui e Raichu. Questa fu la stessa sorte di molti mostriciattoli, che per motivi di gestione dati non videro la luce in Pokémon Rosso e Verde (anche se recentemente abbiamo potuto sbirciarne qualcuno). In ogni caso, Pikachu era così amato da Nishino, che per l’appunto si occupava di curare le mappe e la frequenza d’incontro con i Pokémon selvatici, da portare lo sviluppatore a renderlo deliberatamente difficile da incontrare e catturare nel Bosco Smeraldo:
A dirla tutta, Pikachu mi piaceva un sacco e non volevo che i giocatori lo trovassero facilmente, quindi ho fatto in modo che apparisse raramente nel Bosco Smeraldo. (Ride.)
Inizialmente il design di Pikachu era molto diverso da quello di oggi; è lo stesso Sugimori a spiegare quanto siano stati influenzati negli anni dalla serie animata, in cui Pikachu era stato scelto come compagno di Ash dal regista Yuyama indipendentemente dal gruppo GAME FREAK. Yuyama infatti scelse Pikachu, e non uno dei tre Pokémon iniziali, per fare in modo che nessuno degli spettatori si sentisse “escluso” perché aveva fatto una scelta diversa da quella di Ash.
La serie animata ha influenzato anche noi. Dato che Pikachu compie una grande varietà di movimenti, anche simili a quelli di un essere umano, abbiamo modificato il suo aspetto in modo che potesse essere animato più facilmente. All’inizio era abbastanza tozzo, ma con il tempo abbiamo reso il collo più definito e il corpo più longilineo.
Anche il colore stesso dei Pokémon è stato deciso successivamente alla loro ideazione, nel momento in cui sono state create le illustrazioni ufficiali basate sulle pixel art originarie. La tendenza è stata quella di affidare a ogni Pokémon un colore che lo associasse direttamente al suo tipo: per questo Pikachu è giallo, Charmander rosso, Squirtle azzurro, Bulbasaur verde e così via. Gli stessi design di tutti i primi 151 sono stati delineati tenendo ben presenti le limitazioni hardware del Game Boy; a tale riguardo Sugimori dice:
Se avessimo creato i Pokémon per una console più avanzata, forse avremmo abbondato con i dettagli e i colori, ma questi personaggi sono nati in un’epoca in cui i giochi avevano molte limitazioni tecniche, perché il Game Boy non supportava i colori e aveva una risoluzione molto bassa. Forse è proprio l’essenzialità delle forme e dei colori che li rende così caratteristici, contribuendo a un successo che dura tuttora.
Una storia di grandissimo successo, quindi, a dispetto delle limitazioni tecniche. Una cosa è sicura: ancora oggi i creatori si augurano che una volta visto Pikachu, e riconosciuto come mascotte e personaggio di un gioco, si accenda nelle persone una scintilla di curiosità che le porti a provare i videogiochi, proprio come è successo per Pokémon GO. Pikachu, quindi, ma non solo: nell’intervista c’è anche spazio per i tre Pokémon iniziali e anche Clefairy; potete leggere l’intervista integrale direttamente sul sito ufficiale.
Cosa ne pensate? Vi immaginavate il processo di creazione dei mitici primi 151? Fateci sapere la vostra, come sempre, nei commenti.
Classe 1994, universitaria disperata, Pokéfan dal lontano 2003 e da Rubino. Appassionata di storie (che siano libri, serie tv, mitologia o giochi di ruolo), le piace scrivere di ciò che la appassiona, e la sintesi non è certo il suo dono.