Con Le terre innevate della corona siamo giunti alla fine di Pokémon Spada e Scudo, primi titoli dell’ottava generazione di Pokémon. Una generazione strana, che ha visto prima la notizia della “Dexit” al Treehouse dell’E3 2019, poi un apparente ritorno sui propri passi da parte di GAME FREAK con l’annuncio del Pass di espansione, seguito però da un inatteso “sì, ma non è proprio così” confermato proprio da TPCi. Insomma, una generazione piena di alti e bassi, iniziata e proseguita all’insegna del flame da una parte, e delle difese a spada tratta dall’altra.
Cercherò quindi in questa recensione di chiudere un trittico iniziato dalla recensione del nostro Alessandro e proseguito poi con quella di Ferdinando, tentando di mantenere un approccio il più neutrale possibile – e un po’ più distante da chi mi ha preceduto.
La storia (secondo me) fino a questo momento
Come avrete già intuito (e come ho anche reso pubblico qualche volta), non sono totalmente d’accordo con Alessandro e Ferdinando. Per me Pokémon Spada e Scudo non sono brutti titoli, non sono dei disastri completi.
Ma non sono neanche quei titoli eccelsi che certe recensioni della stampa di settore hanno dipinto (qua dovrei fare forse qualche battutina in merito ad un certo 7,8 contro un 9,3 ma sono un galantuomo e mi asterrò dal commentare oltre). Pokémon Spada e Scudo sono dei giochi sufficienti, un compitino. Né più, né meno.
Odio i voti numerici, ma se proprio volete un numero, potreste paragonare quello che ho appena scritto a un 6 in un tema: Pokémon Spada e Scudo fanno quello che devono fare, ma solo quello. Si attengono alla traccia ma non osano.
La prima parte del Pass di espansione, L’isola solitaria dell’armatura, fa quel che deve anche lei: fornire un supporto utile ai giocatori del competitivo. E poco altro. Come fornire un Pokémon così potente da venire bannato da Smogon in tempo zero. Un miglioramento del gioco base, certo, ma anche qui non c’è un vero osare.
Insomma: fino a questo momento, Pokémon Spada e Scudo sta perfettamente nel mezzo. Non è il nulla cosmico di Pokémon X e Y, ma non è neanche quel capolavoro di Pokémon Oro Heartgold e Argento Soulsilver.
Le terre innevate della corona: quello che ci è stato promesso, e quello che abbiamo ricevuto
Con Le terre innevate della corona ci era stata promessa una nuova avventura, ambientata in un luogo innevato e incentrata principalmente sull’esplorazione, oltre che tanti, tanti Pokémon leggendari.
Ed è quello che otteniamo nel gioco… ma forse anche di più.
L’ambientazione, quasi una sorta di piccola Sinnoh, è ben fatta, e ho apprezzato il fatto che non sia, come in realtà sembrava dai primi trailer, una landa desolata punteggiata solamente da qualche tempio qua e là. Il villaggio di Freezedale sembra quasi un piccolo villaggio di Babbo Natale pieno di vecchietti ma anche con una storia da raccontare, e l’area attorno al Dynalbero (sgombra dalla neve) è comunque discretamente vasta, cosa che fornisce comunque un habitat molto più vario anche per Pokémon non necessariamente collegati con il freddo o le grotte. E proprio delle grotte voglio ora parlare: nell’espansione ce ne sono tre, e ad eccezione della Grotta Rivalago, poco interessante da un punto di vista esplorativo (se non per la presenza di Terrakion), le altre due sono molto più vaste rispetto alla Miniera di Galar o la Grotta Grinta. Forse ancora troppo lineari, ma ammetto che, non essendoci una minimappa, ho rischiato diverse volte di perdermi nelle Grotte Fragormare, e ho penato parecchio per trovare le Rovine Iceberg (luogo dove risiede Regice), collocate al termine di un’entrata nascosta del Tunnel Scalata.
La caccia ai leggendari, poi, è stata la parte che mi è interessata di più: non solo sono presenti degli indizi, quasi delle storyline per cercarne alcuni, ma altri sono proprio inaspettati: parlo sicuramente di Regigigas, Keldeo e per certi versi anche Spiritomb. Nessuno ci dice come si dovrebbe fare per trovarli, ma hanno comunque il loro incontro, il loro modo speciale per sbloccarli. Come Rotom (o lo stesso Spiritomb) in quarta generazione: nessuno ti dice che sono lì, tu ci vai, fai cose a caso (no, seriamente, per Keldeo bisogna cucinare del curry), e questi appaiono.
Non saremo ai livelli di Mewtwo nella Grotta Ignota in prima generazione, ma va bene lo stesso.
Perché forse è anche questo Pokémon: fare cose a caso, e trovare un nuovo compagno di avventure (che finirà comunque immediatamente nel Box in quanto leggendario, ma questa è un’altra storia).
Ho anche apprezzato tantissimo il ritorno dei Pokémon vaganti, specie perché i tre Pokémon in questione avevano comportamenti dell’IA diversi tra di loro.
Le altre feature
Oltre all’esplorazione e ai molti leggendari abbiamo avuto due altre aggiunte: le Avventure Dynamax e il Torneo delle Star di Galar, e ho trovato entrambe le feature molto interessanti e divertenti per motivi diversi.
Il primo perché una delle feature che ho più usato del gioco base sono stati proprio i Raid Dynamax, alla ricerca di innumerevoli Pokémon cromatici e utili strumenti durante vari eventi del Bollettino delle Terre Selvagge, quindi aggiungere un po’ di novità, un pizzico di strategia in più (come è stato fatto con le Avventure Dynamax), è servito a rinnovare ancora di più il mio interesse in questo tipo di lotte.
Per quanto riguarda invece il secondo, la parte più divertente secondo me non risiede tanto nelle lotte in sé (che di fatto sono semplici Lotte Multiple con personaggi già incontrati), quanto nelle interazioni tra i personaggi, principalmente Ginepro, ma anche tra altri personaggi ci sono diversi savage moments.
E per finire coi punti positivi… Beh, c’è questo:
I punti negativi
Come ho già detto prima, Pokémon Spada e Scudo sono dei titoli sufficienti, il cui voto si alza (ma non troppo) se si considerano le due espansioni, L’isola solitaria dell’armatura e Le terre innevate della corona.
Ma esistono comunque dei lati negativi. Primo fra tutti, la “questione Dexit” non è stata davvero risolta. Ancora 240 Pokémon circa mancano all’appello: quasi quanto l’intera Nuova Numerazione del Pokédex ai tempi della seconda generazione (per intenderci: di fatto continua a mancare un intero Pokédex regionale di Pokémon). E soprattutto, per molti l’aggiunta dei nuovi Pokémon con le espansioni è coincisa con una spesa. No, non parlo di Pokémon HOME (anche perché vi parla uno che ha pagato la Banca Pokémon fin dal day one, avendo più Pokémon di quanti possano stare su una singola cartuccia); parlo del Pass stesso: se è vero che chiunque (anche chi possiede solo il gioco base) possa unirsi ai Raid Dynamax di chi possiede il Pass di espansione, di fatto quello che sembra ai più è che GAME FREAK abbia nascosto i Pokémon dietro a un paywall, e non me la sento di dare torto a chi ci crede.
Un’altra cosa che non mi è piaciuta, ma fin dal day one, è la non-qualità delle animazioni (ma di questo dettaglio se ne è parlato anche a sufficienza nelle recensioni di Alessandro e Ferdinando).
In secondo piano rispetto ai due punti sopra riportati (ma non per questo meno rilevante ai fini della mia valutazione complessiva), sento la mancanza di una minimappa. Se è vero che continuiamo ad avere posti troppo lineari, trovare qualcosa “in mezzo alle Terre Selvagge” risulta decisamente scomodo senza punti di riferimento (mi riferisco a te, Virizion).
Inoltre, anche in questa espansione, i personaggi introdotti non sono granché: Peony viene di fatto relegato a “burattino da ventriloquo” per Calyrex, mentre per quello che riguarda sua figlia Nia, non c’è molto da dire perché è semplicemente inesistente, comparendo giusto all’inizio e alla fine della storia (e qualche volta nei Raid Dynamax come Allenatrice controllata dalla IA).
In conclusione
Per concludere, posso dire che la parte de Le terre innevate della corona mi ha divertito abbastanza; ha migliorato un gioco base che avrebbe potuto essere certamente meglio ma anche decisamente molto peggio di quello che abbiamo di fatto ricevuto. È migliorabile, ma ogni titolo Pokémon lo è, e l’ottava generazione non fa eccezione.
Il Pass di espansione è servito a fare un piccolo passo in questa direzione, ma non credo che sia ancora abbastanza, sia dal punto di vista della programmazione dei giochi, sia dal punto di vista della comunicazione marketing (una cosa che sto trovando abbastanza problematica dai tempi di Pokémon X e Y, che ha raggiunto i minimi con Pokémon Ultrasole e Ultraluna e non è certo migliorata con Pokémon Spada e Scudo).
Cosa ci riserva il futuro
Siamo ormai arrivati a novembre, lo stesso periodo in cui generalmente esce un nuovo titolo di Pokémon, e fa strano pensare che per un anno non uscirà nulla.
Ma sono comunque favorevole a questa pausa, se può servire a migliorare il titolo che (quasi) sicuramente uscirà l’anno prossimo, data del venticinquesimo anniversario dell’uscita di Pokémon Rosso e Verde.
Ma con tutta sincerità, non so cosa ci riservi il futuro, dal momento che l’anno prossimo è anche un anniversario importante per molte altre serie (prima fra tutte The Legend of Zelda). Pokémon rischierebbe certamente di rubare la scena a molte di queste serie (come ad esempio Kid Icarus, se Nintendo dovesse decidere di fare qualcosa). Quindi, se da un lato sicuramente The Pokémon Company e GAME FREAK hanno in serbo qualcosa, dall’altro non sono sicuro che sarà qualcosa di “grande”, magari rimandando il titolo del venticinquesimo (ma ovviamente non i festeggiamenti) al 2022, facendo invece uscire un qualche titolo “riempitivo” o, in alternativa, un Let’s Go, Johto.
Cosa ne pensate? Quale è la vostra impressione riguardo l’ottava generazione di Pokémon? Come avete trovato Le terre innevate della corona? Cosa ha in serbo GAME FREAK per il futuro? Fateci sapere la vostra opinione, come sempre, nei commenti qua sotto.
Classe 1994, nintendaro dalla nascita. Ha quasi finito l’album delle figurine Pokémon uscito nel lontano 1999, e da allora è alla ricerca del Mew mancante. Ha iniziato a giocare a Pokémon con Oro quando ormai era già uscito Cristallo, ma da allora non si perde un’uscita della saga. Odia scrivere bio abbastanza sarcastiche in due righe.