Ormai ci siamo, manca circa un mese e mezzo all’uscita di The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom, il sequel tanto atteso di The Legend of Zelda: Breath of the Wild. E abbiamo avuto anche da poco un assaggio dei nuovi poteri che userà Link in questa sua nuova avventura nel regno di Hyrule, sotto forma di un gameplay presentato da Aonuma in persona (qualcuno avrà pure pensato: “ma ha copiato il format da Sakurai!”). Ma proprio a un mese e mezzo dall’uscita, voglio raccogliere le mie idee sull’ultimo titolo della saga di Zelda.
Teorie, ipotesi e quant’altro
Qualcosa riguardo certi dialoghi nel trailer di febbraio l’ho già accennata in una live fatta qualche tempo fa su Twitch (potete recuperarla qua), ma c’è altro da approfondire, correlato alle mie ipotesi.
Non sto a ripetere in modo esteso quanto detto nella live, mi limiterò a riassumervi i punti salienti: ritengo che la minaccia “che neanche Link può sconfiggere” non sia Ganon(dorf), ma direttamente Mortipher (o Demise, a seconda della lingua un cui giocate). Il demone extradimensionale che ha conquistato il tempo stesso ha però bisogno di un corpo in cui risorgere, ovvero la mummia già vista nei vari trailer; probabilmente si tratta del corpo “scartato” di Ganondorf, abbandonato nel suo infinito ciclo di morte e resurrezione che ha portato alla creazione di Calamità Ganon. Questo perché Mortipher deve portare a termine la sua missione: distruggere il mondo e tutti i suoi abitanti, conquistando il potere della Triforza.
Triforza che, come al solito, si troverebbe divisa in tre parti, ovvero una a Link (Coraggio), una a Zelda (Saggezza), e l’ultima già nelle mani di Ganon (Forza)… ma forse la cosa non è così semplice, in quanto la Triforza della Forza forse non è in possesso di Calamità Ganon, ma, a mio avviso, è rimasta nel corpo di Ganondorf. I cui obiettivi, essendo reincarnazione stessa della maledizione di Mortipher (ma non esattamente della sua volontà), quando era in vita, possono sembrare simili a quelli del demone dalla chioma fiammeggiante, ma in realtà non possono che essere più diversi: è vero, vuole anche lui conquistare la Triforza intera, ma “solo” per regnare su Hyrule (oltre che sul popolo Gerudo, di cui è già di diritto il sovrano), non certo per distruggerla. È proprio per questo che, secondo me, Ganondorf fa “dono” a Link di quel braccio particolare, contenente parte del suo potere, ovvero la Triforza della Forza, pur di non far cadere nelle grinfie del “malvagio più malvagio”.
E questo porta al mio prossimo punto: se in Tears of the Kingdom si chiuderà un ciclo (come è possibile anche intuire dal simbolo dell’ouroboro che di recente sembra piacere tanto a Nintendo), cosa esattamente si chiuderà? Non certo la storia di Link e Zelda, ma forse la storia della Triforza e della Spada Suprema sì. E, probabilmente, anche quella di Ganondorf, con un “redemption arc” che potrebbe portare a renderlo, da questo punto in avanti, un antieroe e non più antagonista dei nostri eroi. Sia chiaro: non sto dicendo che la figura di Ganondorf da qui in avanti (se la mia ipotesi dovesse rivelarsi vera) potrà essere considerata una figura positiva, difficile che succeda una redenzione completa, ma solo che da qui in avanti Link potrebbe concentrarsi su altre minacce.
E a questo punto rimane una questione: dove si muoverà la saga, da qui in avanti? Potrebbe tornare Vaati, o Malladus, oppure una nuova, mai vista entità malefica potrebbe minacciare il regno di Hyrule. Ma ovviamente queste sono tutte semplici supposizioni: la saga in questo momento si trova praticamente ad un nuovo punto di svolta, come dopo l’uscita di Ocarina of Time.
Tears of the Kingdom: la fine di un’era?
È vero, ho parlato della possibile chiusura di un ciclo, ma non è a questo che mi riferisco con “fine di un’era”.
Sto, invece, parlando della fine dell'”era Aonuma”: il nostro amato supervisore della serie ha infatti compiuto quest’anno 60 anni, e dal lontano 1998 lavora esclusivamente alla saga dell’eroe in verde, solitamente in ruoli di direzione dei lavori. E per quanto sia ancora relativamente giovane (specie se rapportato al suo altrettanto visionario collega Miyamoto, più vecchio di lui di ben 11 anni), è più che lecito pensare che il suo “allontanamento dai riflettori” non sia lontano: quale occasione quindi se non lasciare ai posteri una coppia di titoli così rivoluzionaria come Breath of the Wild e Tears of the Kingdom per chiudere un’era iniziata, guarda caso, con Ocarina of Time e Majora’s Mask?
Ma se fosse così, quale sarebbe il suo possibile successore? Se discorsi simili si facessero per la serie Pokémon, parlando di Masuda per esempio, la risposta sarebbe evidente, mentre parlando di Zelda il discorso potrebbe essere un po’ più complesso: da Nakano a Koizumi, passando per Iwarashi e Iwamoto, sono tanti i nomi dei “big” di Nintendo che hanno in un modo o nell’altro lasciato un segno nella saga e che potrebbero prenderla in eredità. Ma c’è un nome che spicca fra tutti: Hidemaro Fujibayashi, direttore del team (originariamente di Capcom, e poi acquisito da Nintendo) dietro ad alcuni capolavori della serie come gli Oracles e Minish Cap. Lui, e solo lui credo sarebbe in grado di ricevere il testimone lasciato da Aonuma.
Timori a ridosso dell’uscita
The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom si trova in una posizione “strana“. È infatti uno dei rarissimi sequel diretti di un altro capitolo della serie (Breath of the Wild, per l’appunto), una cosa che si era vista poche altre volte: Zelda 2 – Adventure of Link, Majora’s Mask e Triforce Heroes, sequel rispettivamente del primo capitolo, di Ocarina of Time e di A Link Between Worlds (in teoria anche Phantom Hourglass può essere considerato un seguito di The Wind Waker, in quanto si raccontano le vicende del medesimo Link, ma i giochi sono usciti ad anni di distanza, con in mezzo altri titoli). E se avete letto i titoli che ho elencato, capirete i miei timori, soprattutto considerando quanto poco si sa ancora del gioco. Ok, conosciamo tutti bene Aonuma, la sua bravura è indubbia, ma sappiamo bene che i sequel hanno sempre meno successo degli originali.
Ed è per questo che non capisco l’attuale campagna marketing del gioco. Sia chiaro, non è ai livelli negativi delle campagne marketing di Pokémon (che ho già criticato in altre occasioni), ma non capisco perché, al di fuori dei trailer e del gameplay, ci si concentri solo sul fatto che Tears of the Kingdom è il sequel di Breath of the Wild. Non sappiamo niente della storia, a parte quelle quattro scene dei trailer (che però già con L’era della calamità abbiamo scoperto non essere propriamente affidabili), ed è solo grazie al gameplay che abbiamo finalmente un’idea dei poteri che Link avrà a disposizione nel gioco.
È per questo che vorrei vedere un po’ di informazioni ulteriori, anche solo sotto forma di piccoli teaser sui social ufficiali.
Aspettative su Tears of the Kingdom e il futuro della saga
Nonostante i miei timori, però, so quasi certamente che il prossimo titolo sarà rivoluzionario come sempre. Il mio orizzonte di attesa per quanto riguarda questa serie è indubbiamente roseo, sebbene qualche nuvola sia presente (come già scritto sopra).
Ma nonostante ciò, so che Tears of the Kingdom sarà in grado di darmi ore e ore di intrattenimento, in una Hyrule sempre uguale e al tempo stesso sempre diversa.
Sono già pronto a cercare di costruire il più strano e fantasioso veicolo con cui scorrazzare nella piana o volteggiare tra le isole nel cielo. Perché sì, nonostante non si sappia ancora molto del gioco, sono una di quelle persone che ha prenotato l’edizione limitata quasi a scatola chiusa, fidandomi di Aonuma e della sua esperienza.
Per quanto riguarda il futuro della saga dopo Tears of the Kingdom, vorrei un nuovo titolo 2D con una nuova storia, che possa servire da nuovo punto di partenza della saga o che serva ad approfondire qualche punto oscuro della timeline ancora poco approfondito (qualcuno ha per caso detto “Eroe degli Uomini“?).
Che ne pensate? Cosa vi aspettate da Tears of the Kingdom? Che timori e che aspettative avete? Fateci sapere la vostra, come sempre, nei commenti sui nostri canali social!
Classe 1994, nintendaro dalla nascita. Ha quasi finito l’album delle figurine Pokémon uscito nel lontano 1999, e da allora è alla ricerca del Mew mancante. Ha iniziato a giocare a Pokémon con Oro quando ormai era già uscito Cristallo, ma da allora non si perde un’uscita della saga. Odia scrivere bio abbastanza sarcastiche in due righe.