Colonne sonore da non perdere, vol. 5

Sono sempre stato un grande appassionato di musica, cosa che mi ha spinto nel corso della mia vita videoludica ad appassionarmi sempre molto alle colonne sonore e all’ambiente musicale nel quale un videogioco si sviluppa. In questa rubrica presenterò, ogni primo giorno del mese, dieci pezzi musicali dal mondo videoludico che potreste aver perso e che ritengo dobbiate recuperare al più presto. Tengo a fare tre precisazioni:

  • i brani che elencherò potranno, ovviamente, essere fruiti anche singolarmente ma invito tutti a lettori a giocare il gioco in questione ed ascoltarne anche le colonna sonore per intero;
  • non è una classifica: i numeri avranno uno scopo puramente indicativo;
  • CONTIENE SPOILER.

Infine, vi ricordo che potete trovare il primo episodio della nostra rubrica Colonne sonore da non perdere qui, il secondo qui, il terzo qui ed il quarto qui.

Detto questo, bando alle ciance e cominciamo.

Dell’incredibile colonna sonora di Cuphead ne abbiamo parlato nel primo episodio di questa rubrica, che vi consiglio di recuperare. Non c’entra niente con quello che leggerete oggi, però ricordatevi di giocare a Cuphead.

1. Ruins of Alph – Pokémon Oro/Argento/Cristallo (GAME FREAK, 1999)

Le rovine d’Alfa sono uno dei luoghi più celebri di tutta la serie Pokémon e parte del suo mistero ruota attorno a questa colonna sonora. Questa grotta misteriosa, situata vicino a Violapoli, ha dato vita ad un’infinità di illusioni, leggende e dicerie che si sono tramandate nel corso degli anni fino a quando, forse purtroppo, è arrivato Internet a smentire tutto. Cosa sono gli Unown? Perché sono lì? Cosa sono questi strani quadri coi fossili? La curiosità prende sempre il sopravvento in questi posti mistici e la colonna sonora, che ricorda un po’ la Silph S.P.A. (di cui ho parlato nel volume 2) e un po’ Lavandonia, dà quasi un motivo ulteriore a scoprire qualcosa che, in realtà, non c’è. Ma a noi piaceva credere che alla centesima volta, forse, avremmo trovato l’ispirazione giusta per notare un buco nel muro che ci avrebbe portato da… che ne so, facciamo da Mewtwo. O da Celebi. Insomma, più misterioso di così non si può. Peccato perché alla fine è davvero un posto inutile (quasi) e non c’è lieto fine, se non per un accenno di lore che però sappiamo tutti non essere il punto di forza di questa saga, ahimé.

Se volete farvi un favore, ascoltatela anche a velocità 1.75.

2. Death by Glamour – Undertale (Toby Fox, 2015)

Di Toby Fox ne ho già parlato in un articolo a parte ma qui voglio focalizzarmi su questo specifico brano, una delle mie colonne preferite di sempre. Premettendo subito che non stiamo parlando di un brano musicalmente importante, il risultato è semplicemente bellissimo. Si parte con una cassa dritta sui classici quattro quarti con una introduzione di pianoforte che però non vuole essere melodica, bensì ritmica. Quelle poche note su cui si fonda il brano sono stranamente molto basse, forse le più basse dell’intera OST (salvo effetti particolari), appesantite ulteriormente dall’accompagnamento che subentra di lì a poco ma, non si sa perché, in realtà funziona tutto benissimo e, anche se stiamo ascoltando l’ottava più bassa di tutto il pianoforte, abbiamo la stessa leggerezza di quando ascoltiamo un brano di Bela Bartok. Non che Toby Fox sia equiparabile ad un pianista come lui eh, non fraintendetemi, però avete capito il concetto. Poco dopo entrano in gioco pure la batteria, che spinge il pezzo verso un ritmo sempre più drum ‘n’ bass, e i synth che partono come elemento di supporto prendono rapidamente il posto e iniziano a fomentare piano piano l’ascoltatore. Nella seconda parte del brano, il progetto procede spedito con un drastico cambio da battere a levare e questi synth si articolano sempre di più fino ad arrivare al vero turning point del pezzo: il sax. E quando arriva il sax, signori miei, è proprio il momento più bello della vostra giornata, qualunque cosa abbiate fatto. Unica pecca: odio il boss da cui deriva questa OST.

Non c’è niente da fare, il sassofono rende tutto bello. Anche le cose già belle. 

3. Parallel Dimensions – Quake (id Software, 1996)

Avete mai sentito parlare di dark ambient? Beh, Quake ha una colonna sonora tutta così ed il motivo si può riassumere in un nome: Trent Reznor. Per chi non lo conoscesse, egli è il frontman dei Nine Inch Nails (NIN) e grande appassionato di videogiochi. I NIN sono una band industrial metal che nel corso degli anni ha saputo evolversi nella maniera più sbizzarrita e questo gioco ne è la dimostrazione. Quando John Carmack e American McGee scoprirono che Trent Reznor era un fan di Doom (altro gioco di id Software), la collaborazione divenne quasi automatica. Dieci brani strumentali dark ambient sono una cosa insolita per la colonna sonora di un videogioco, specialmente se l’altro grosso titolo di id Software (il sopracitato Doom) ha una colonna sonora famosa per essere trash metal. Talmente tanto da aver rischiato la denuncia per plagio da band come Metallica, Slayer e Pantera. In ogni caso, Parallel Dimensions è un brano di quasi otto minuti che probabilmente non dirà nulla ai più ma, per tutti quelli che hanno un orecchio un po’ più allenato, sarà una bella esperienza.

Avete presente Hurt di Johnny Cash? Ecco, in realtà è una cover dei Nine Inch Nails. Ora avete un motivo in più per conoscere la OST di Quake ed i Nine Inch Nails in generale. 

4. Kusuburu heart ni Hi o Tsukero!! – Dragon Ball Z: Budokai 2 (Dimps, 2004)

Dragon Ball, in particolare Dragon Ball Z, non ha bisogno di presentazioni. Quello che è giusto sottolineare, però, è che la matita di Akira Toriyama ci ha messo un po’ di tempo a diventare un bestseller videoludico. Chi è nato negli anni ’90 sa che prima del celeberrimo Dragon Ball Z: Budokai Tenkaichi 2 c’è stata tutta la trilogia di Dragon Ball Z: Budokai, il cui terzo capitolo ha dato le basi definitive per la consacrazione dell’opera su home console. La sigla di Dragon Ball Z: Budokai 2, in particolare, mi è sempre rimasta molto a cuore, forse perché io che ho giocato tutti i capitoli in ordine cronologico l’ho sentita prima degli altri. Molti si sono appassionati con Dragon Ball Z: Budokai 3 e si ricordano quella ma io, appunto, nutro un legame più sentito con questa. Nulla di particolare da appuntare, è una classica sigla anime ma le voglio un sacco bene, anche perché se la dimenticano tutti.

Quando internet era un mistero per tutti, per godersi la musica una valida opzione era accendere la PlayStation 2 e ascoltare questa sigla a ripetizione.

5. Machine Gun Tranquillity – Limbo (Playdead, 2010)

Limbo è uno dei più grandi giochi indie dello scorso decennio. Completamente muto, non si esime però dal raccontarci la storia attraverso una colonna sonora incredibilmente atmosferica. Il gioco è tutto scuro, pieno di tranelli, mostri e pericoli ma, alla fine, c’è sempre una luce in fondo al tunnel. Dopo questo riassunto decisamente troppo veloce di cosa vuol dirci il gioco, che comunque non è che abbia un significato particolarmente profondo, capiamo meglio cosa significhi anche questo brano: per una volta, l’atmosfera non è cupa e anzi, proviamo un incredibile senso di pace. Andrà tutto bene. Forse.

Se vi piacciono questi giochi indie corti che ruotano molto attorno alle emozioni, vi consiglio di giocare Limbo.

6. Gourmet Race – Kirby Super Star (HAL Laboratory, 1993)

Ho scoperto questo pezzo qualche anno fa completamente a caso, grazie ad un video di un ragazzo che rompeva un’anguria a testate. Da lì me ne sono innamorato. Comparso per la prima volta in Kirby Super Star, è diventato ben presto un classico della serie e anche dei vecchi giochi Nintendo. Ci sono davvero tantissime versioni, alcune più veloci, altre più lente, alcune più “moderne”, alcune addirittura orchestrali. La mia preferita è probabilmente quella di Super Smash Bros. per Nintendo 64 (1996) ma in verità sono tutte belle. Per me potete anche ascoltarle tutte in fila, in realtà vi ho messo la prima solo per dovere storico.

Questo pezzo riesce a dare la giusta carica per tutto. 

7. Resurrections – Celeste (Matt Makes Games, 2018)

Altro giro, altro indie. Celeste è una piccola gemma creata da Maddy Thorson e Noel Berry, in collaborazione con il piccolo studio brasiliano Miniboss. Nato come un sorta di esercizio, il gioco si è poi evoluto fino ad arrivare ad una versione completa che lo ha portato ad essere premiato come miglior indie del 2018 ai The Game Awards. Il brano inizia in maniera molto leggiadra, con degli arpeggi che ricordano molto un preludio in do maggiore di Bach e si staziona su questo mood tranquillo e rilassato, che non deve far altro che alleggerire il videogiocatore concentrato. Anche quando entra in gioco la batteria, il ritmo non cambia e viene aggiunta solo un po’ di forza per non rendere tutto estremamente monotono. Quando iniziano i synth, invece, la situazione inizia a cambiare. La batteria ora sembra avere un motivo diverso dal “non facciamolo addormentare”, il piano cambia melodia e sembra che qualcosa stia cambiando. Poi, d’un tratto, la pausa. Si ritorna alla calma. Due minuti di relax prima che, improvvisamente, batteria e synth tornino a comandare con un ritmo più avventato di quello precedente, tanto da rimandarmi all’ascolto di Octopus4 di The Algorithm (artista che vi consiglio di ascoltare, mischia musica metal ed elettronica). Infine, il brano si chiude, per spiazzare un’altra volta l’ascoltatore, con dei suoni decisamente inquietanti e spaventosi… diciamo alla Quake. Però qui Trent Reznor non centra niente, giuro.

In tutto ciò il brano dura quasi 10 minuti, quindi tutto quello che vi ho raccontato diventa un gran bel viaggio da gustarsi con calma.

8. Doki Doki – Doki Doki Literature Club (Team Salvato, 2017)

Cosa potrebbe mai storto in una visual novel con delle protagoniste così? La risposta è molto breve: tutto. Tornando a noi, però, Doki Doki si presenta come un pezzo di chiusura interessante a causa della sua diversità rispetto al resto della colonna sonora. Alle nostre orecchie giunge infatti un pezzo dubstep che però limita al minimo l’abuso dei bassi, come a proteggere il più possibile la sonorità delicata della melodia principale di xilofono (che viene distorta qua e là). Anche quando invece l’autore si permette di rafforzare il ritmo, l’ascolto non cambia identità ma solo sfaccettatura: dal relax passiamo al ballo, grazie ad una musica più sostenuta per festeggiare la fine del gioco. Che potrebbe essere finito molto bene o molto male. Grazie ad un oculato utilizzo dei suoni e degli effetti secondari, questo pezzo risulta essere molto piacevole e rilassante ma dimostra comunque di avere una discreta personalità da più punti di vista.

Per vostra informazione, è un gioco gratuito che potete trovare ovunque. 

9. Main Theme – Wii Sports (Nintendo, 2006)

Ma quanto spinge?

Ha quel retrogusto di ora esatta del TG5 che le dà ancora più gusto di infanzia.

10. Main Theme & Credits – Sly 3: L’onore dei ladri (Sucker Punch Productions, 2005)

Chiudiamo questa rubrica con il gioco che più di tutti rappresenta la mia infanzia: Sly. In questo caso parliamo di Sly 3: L’onore dei ladri, un gioco a cui ho davvero giocato più tempo del dovuto ma non ci potevo fare niente, per me era come una droga. Era troppo divertente. Il tema principale fa da preambolo all’ultima avventura di un personaggio ormai dimenticato che, ai suoi tempi, aveva saputo generare scalpore. Ascoltare questo brano nel 2021, a sedici anni dall’addio di Sly, Bentley e Murray, mette davvero tanta nostalgia. Nulla da segnalare qui, solo un bel jazz da camera molto rilassante, talvolta con accezioni un po’ losche (è pur sempre un gioco di ladri) ma va bene così. Consigliato per studiare.

Non andrò a mentire: sono anni che aspetto un ritorno/remake di Sly.

Il quinto episodio della rubrica Colonne sonore da non perdere finisce qui. Cosa ne pensate? Vi è piaciuto? Quanti di questi brani e colonne sonore conoscevate già? Fateci sapere tutto nei commenti. Ah già, quasi dimenticavo: da oggi potete trovare su Spotify la playlist Johto World, nella quale aggiungerò volta per volta tutte le colonne sonore che discuterò con voi (solo le versioni originali, se un brano non c’è pazienza). Seguiteci anche su Facebook, Instagram e Telegram!