Sono colpevole: sono andato a vedere POKÉMON Detective Pikachu in anteprima. Ma non a Roma, il 5 maggio, bensì a Milano, il giorno successivo, a una proiezione riservata a stampa e rappresentanti di varie community, in compagnia dei colleghi di Pokémon Central Wiki (qui e qui il loro parere). Mi sono divertito, e non me ne pento.
Prima di iniziare con la recensione vera e propria, due appunti: prima di tutto, purtroppo, non ho giocato all’omonimo videogioco, uno spin-off della saga Pokémon, da cui è tratto il film (per cui non ho idea di quanto la trama del film sia aderente a quella del gioco). Inoltre, tenterò di mantenere questa recensione il più possibile spoiler-free per rispetto di chi ancora non ha visto il film (visto che nelle sale esce oggi, 9 maggio 2019), limitandomi così quasi esclusivamente ai contenuti dei vari trailer.
Inizierei subito col dire che, a mio avviso, non è necessario conoscere la serie Pokémon per apprezzare il film: qualche estraneo alla saga potrebbe magari non cogliere qualche riferimento (nel film sono infatti presenti alcuni velati riferimenti principalmente a Kanto e a Sinnoh – oltre che ai numeri 10 e 20), ma questo non rende più difficile la comprensione generale della trama. Allo stesso modo gli spettatori più piccoli potrebbero non capire certi scambi di battute, ma anche qui nulla di grave.
La trama è relativamente facile da seguire (e in alcuni momenti anche prevedibile): Tim Goodman (interpretato da Justice Smith) è un ragazzo di circa venti anni che non ha ancora ottenuto il suo primo Pokémon e che arriva a Ryme City, una città fondata 10 anni prima da Howard Clifford (Bill Nighy). Il motivo? Suo padre, Harry Goodman, è scomparso durante un’indagine e dato per morto, così come il suo Partner Pokémon Pikachu (interpretato e, in lingua originale, doppiato da Ryan Reynolds). Ma il Pikachu non è morto: ricompare infatti nello studio di Harry. E parla, anche se sembra che solo Tim possa capirlo, e inoltre ha perso la memoria.
Il duo si ritrova così ad indagare sulla scomparsa di Harry e sul motivo per cui alcuni Pokémon di Ryme City diventino improvvisamente aggressivi nei confronti degli umani, aiutato anche dalla apprendista giornalista Lucy Stevens (Kathryn Newton) e il suo Psyduck.
Altri personaggi che bisogna certamente menzionare sono il tenente Yoshida (Ken Watanabe), un ex collega di Harry, Roger Clifford (Chris Geere), figlio di Howard nonché capo di Lucy, e la dottoressa Laurent (Rita Ora).
Come già detto, la trama in sé è relativamente semplice: la prima metà del film è centrata sull’interazione tra Tim e Pikachu, mentre l’azione si svolge quasi tutta nella parte centrale e in quella finale della pellicola. È poi presente qualche colpo di scena, ma neanche troppo inaspettato. Mi sono però piaciute diverse scene, come ad esempio la battaglia nei cieli di Ryme City contro Mewtwo o il momento catastrofico che si vede anche nei trailer. Il finale poi contiene quello che forse ritengo l’unico colpo di scena realmente inaspettato di tutto il film, e sono certo che molte persone potrebbero apprezzare la scelta registica.
Tra i vari cliché cinematografici ritroviamo poi il rapporto (o meglio, il non rapporto) padre-figlio, non solo tra Harry e Tim, ma anche tra i due Clifford.
Per quanto riguarda le ambientazioni, ho adorato i sobborghi di Ryme City, così pieni di luci al neon e giochi di colore, nonché la città natale di Tim (presente a inizio film), un netto stacco rispetto alla metropoli in cui i personaggi agiranno per quasi tutto il resto del film.
I Pokémon presenti in POKÉMON Detective Pikachu sono tanti, e diversi hanno anche momenti in cui sono quasi dei secondi protagonisti della scena in cui appaiono. Molti sono ben caratterizzati e raffigurati: non solo (ovviamente) Pikachu, ma anche Psyduck, lo Snubbull di Yoshida, Ditto, Bulbasaur, Charizard e persino Mr. Mime. Gli unici due che non mi sono piaciuti stilisticamente sono stati Machamp (che fortunatamente ha uno screentime ridotto) e Mewtwo: credo di averlo già affermato in precedenza più volte che preferisco come è stato caratterizzato il Mewtwo del ventiduesimo film Pokémon rispetto all’esemplare di questo film. Ma questi sono ovviamente gusti personali.
I Pokémon sono anche ben inseriti nell’ambiente di Ryme City e dei suoi dintorni. Ho letto alcune critiche relative al fatto che sembra che gli umani interagiscano poco coi Pokémon, ma a mio avviso sono critiche infondate: non solo i protagonisti, ma anche alcune comparse sullo sfondo comunque in qualche modo interagiscono con le creature tascabili. Da un operaio su una gru che riceve una borsa da un Braviary ad un passante che si assicura che il suo Growlithe entri nel bar prima di chiudere la porta, i Pokémon fanno effettivamente parte del mondo rappresentato sullo schermo tanto quanto cani, gatti e altri animali lo sono nel nostro.
Se avete visto i vari trailer del film, posso assicurarvi che sono state anche effettuate migliorie e cambiamenti, dalla scena dell’arrivo a Ryme City (speculare nel film rispetto al trailer, e con molti più Pokémon presenti), a scene anche più brevi, ad esempio Pancham non compenetra più dentro al bambù come in questi frame. Piccoli dettagli, ma che di certo mostrano una certa attenzione da parte del regista e del team di post-produzione di Legendary Pictures e Warner Bros.
Per concludere, sì: ho visto un film Pokémon e mi sono divertito come non mi divertivo da anni. Di certo non sarà un candidato ai prossimi Academy Awards, ma fa il suo dovere. Non diventerà un film cult del genere trash come Super Mario Bros., ma potrebbe comunque segnare l’inizio di una serie di film live-action basati su videogiochi che siano ben fatti e aderenti alle serie su cui si basano. E per tutto questo vi consiglio vivamente di vederlo.
Voto da fan della saga: 8.5/10
Voto da critico cinematografico: 7/10
Classe 1994, nintendaro dalla nascita. Ha quasi finito l’album delle figurine Pokémon uscito nel lontano 1999, e da allora è alla ricerca del Mew mancante. Ha iniziato a giocare a Pokémon con Oro quando ormai era già uscito Cristallo, ma da allora non si perde un’uscita della saga. Odia scrivere bio abbastanza sarcastiche in due righe.