Ormai lo sanno tutti: dopo la rivelazione di Link’s Awakening per Nintendo Switch (annunciato durante l’ultimo Nintendo Direct), da Twitter è arrivata una nuova bomba. Monolith cerca personale (artisti, programmatori, pianificatori, designer, project manager) per un nuovo titolo di The Legend of Zelda.
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Chiariamoci: Nintendo si è sempre presa il suo tempo quando si è trattato di The Legend of Zelda, e il caso di Breath of the Wild ne è un esempio perfetto. Per la prima volta accennato nel 2011, appare col titolo di “Zelda U” all’E3 2014 col suo trailer esplosivo, e con la promessa, nel dicembre dello stesso anno, di uscire in quello successivo, il 2015. Sappiamo tutti come è andata a finire. Se lo sviluppo del titolo stesse iniziando solo adesso, quindi, dovremmo metterci l’anima in pace e rassegnarci ad aspettare un bel po’.
Ma ho detto se, e non è un caso; d’altronde già Nintendo stava cercando collaboratori per un titolo di Zelda lo scorso novembre. Facciamo il punto della situazione.
First things first
Partiamo dalle cose semplici: la cosa è saltata fuori il 28 marzo scorso, direttamente dal profilo Twitter ufficiale della compagnia. E se già questo ha fatto saltare il cuore in gola a più di un fan, ecco la sorpresa: due anni fa la stessa Monolith aveva annunciato di aver iniziato vari progetti, tra cui un gioco d’ispirazione fantasy. In tale occasione rilasciarono anche vari bozzetti, alcuni dei quali in particolare colpirono l’attenzione di molti. Quegli stessi bozzetti sono riemersi in questi giorni, e col senno di poi due di loro sembrano rappresentare inequivocabilmente proprio la saga di The Legend of Zelda. Viene quindi da pensare che questo titolo sia praticamente in lavorazione già da due anni, a questo punto.
Monolith Soft è una software house giapponese produttrice di videogiochi, fondata nel 1999 e dal 2007 sotto il controllo di Nintendo; negli anni i fan hanno imparato a conoscerla soprattutto per la sua collaborazione nelle produzioni di Super Smash Bros. Brawl (subito dopo l’acquisizione da parte della Big N), dei titoli Xenoblade, Animal Crossing New Leaf e Happy Home Designer e Splatoon. Ma non solo, e qui arriva il bello: da quando è passata a lavorare per Nintendo, Monolith ha co-prodotto quasi tutti i titoli della saga di The Legend of Zelda non in stile cartoon: escludendo quindi Phantom Hourglass (2007), Spirit Tracks (2009) e Triforce Heroes (2015) hanno sfornato Skyward Sword (2011), A Link Between Worlds (2013) e Breath of the Wild (2017).
Insomma: Monolith sa cosa vuol dire Zelda, e lo sa bene. Ovviamente Wikipedia non delude mai, e qui potete trovare una bella lista completa di tutto quel che la compagnia ha fatto. E adesso che abbiamo inquadrato bene chi, quando e dove, passiamo a quei due disegni che ci interessano.
Principessa + drago + campo di battaglia
Al centro del bozzetto c’è una giovane donna in armatura leggera, una corona a cingerle i capelli dorati, mentre estrae (o rinfodera?) una spada. Dietro di lei, sulla destra, si intravede forse un bosco, mentre a sinistra una città; tutto intorno stendardi di vari colori, tra quelle che sembrano scintille di fuoco nell’aria. Un drago scarlatto sorvola la scena. E’ un’immagine di incredibile dinamicità, con gli stendardi che sventolano in secondo piano e il mantello che si avviluppa intorno alla ragazza seguendo il vento e il movimento di lei.
Parliamoci chiaro: lunghi capelli biondi, occhi azzurri, corona… insomma, Zelda. Anche se non vale sempre l’equivalenza ragazza bionda = principessa (basti pensare alla Zelda di Twilight Princess, o a quella di A Link to the Past), qua c’è anche il pattern cromatico che rafforza questo legame: bianco, blu e rosso, i colori di Sheik. La prima cosa che ho pensato vedendo il bozzetto è stata proprio questa: Zelda con addosso i suoi colori “da combattimento”. Insomma, una Zelda sul campo di battaglia.
Questo non dovrebbe stupire: da Sheik, per l’appunto, a Dazel, fino alla nuova Zelda di Breath of the Wild, la principessa di Hyrule non è sempre stata un corpo morto passivamente in attesa di essere salvata. Già in Hyrule Warriors abbiamo avuto il privilegio di vedere una Zelda in armatura, e sinceramente trovarla in mezzo al campo di battaglia anche in un titolo canonico per una volta non mi dispiacerebbe. Perché se è vero che Link è cambiato, passando da versione a versione, il personaggio di Zelda è drammaticamente più incline al cambiamento. Da una parte, questo perché non è “relegato” a determinate obbligazioni, come ad esempio quello di essere la vera protagonista: da un titolo della saga ci aspetteremo sempre di vestire i panni di un guerriero armato di spada (Suprema) con tutto il suo set di armi e oggetti come vuole l’“archetipo Link”; di certo non inizieremo il gioco nei panni di un archeologo, o un entomologo; anzi, i Link iniziali provengono quasi sempre dallo stesso background. Zelda invece arriva talvolta a essere una mera comparsa, seppure motore della storia; per questo è anche più libera di declinare la sua personalità in più aspetti, dalla piratessa fino alla principessa fantasma che si impossessa di armature spettrali. Sempre nel rispetto di quel famigerato orizzonte d’attesa che è quel sottile equilibrio tra innovazione e tradizione. Perché ultima erede della famiglia reale, Zelda lo sarà sempre.
Ma in questo bozzetto che sta succedendo? I vari stendardi e le scintille nell’aria suggeriscono una guerra tra cavalieri, o tra drago e cavalieri, anche. A tal proposito, quanti draghi abbiamo visto finora nella saga? Tanti, senza dubbio, specialmente in Skyward Sword e Breath of the Wild.
Scorci su una nuova Hyrule
Lasciamo da parte bionde principesse e draghi e passiamo adesso all’altro bozzetto incriminato: un paladino dentro un antico edificio, probabilmente un tempio. A colpo d’occhio si può subito notare la somiglianza (anche per stile architettonico) con il Santuario del tempo nella Foresta Sacra di Twilight Princess, il Santuario dell’esilio di Skyward Sword e le rovine del Tempio del tempo di Breath of the Wild.
Gli accostamenti sono evidenti: un tempio antico e dimenticato, in rovina, con la natura che è tornata a reclamare i suoi spazi; la statua di una donna, alata, messa in risalto da un colore del marmo più chiaro rispetto alla struttura che la circonda; un senso di semplice e serena sacralità. Stavolta è l’immobilità a farla da padrone. Ciò che “stona”, diciamo così, è il paladino: una grossa figura in armatura pesante completa, una spada lunga al suo fianco, sulle spalle un logoro mantello rosso su cui sembra cucita una croce/caduceo coronata (un po’ come la croce di Flamel). Mentre nella prima immagine è il personaggio che ci dà un forte senso di familiarità, per così dire, nella seconda è esattamente il contrario: il luogo sembra quello di sempre (ricordate? Tradizione, innovazione, pilastri fondamentali… ), mentre il silenzioso osservatore ci è totalmente estraneo.
Attenzione ai venditori di sogni
Quindi, cosa ci suggeriscono questi due bozzetti? Tutto e niente: fare grandi teorie a partire da due disegni è una delle cose più sbagliate che si possa fare. È bello lasciare andare a briglia sciolta la propria fantasia, non c’è dubbio; ma è anche vero che a fantasticare troppo, applicando a saghe note per la loro staticità le strutture narrative e di gameplay più disparate, non si fa altro che alimentare aspettative che verranno quasi inevitabilmente disattese. Dovrebbero saperlo bene i fan di Pokémon, ormai abituati alle ipotesi e i rumor più selvaggi e pirotecnici che appaiono sempre all’uscita dei nuovi trailer. Fate attenzione ai venditori di sogni. E lo dico perché io per prima, in passato, ne sono rimasta scottata.
Fatta questa premessa, c’è anche da dire un’altra cosa: non tutti si aspettano un nuovo The Legend of Zelda. Qualcuno ha fatto notare che è ormai da molto che si rumoreggia di un remake di Skyward Sword (ne avevamo parlato anche noi, qui); per non parlare del fatto che nello stesso annuncio di Monolith, in cui si ricerca personale per il titolo, appaiono sia il classico emblema della famiglia reale sia il motivo della Porta del Tempo di Skyward Sword, e in entrambi sono presenti i simboli delle tre antiche dee. Il primo a farlo presente è stato il noto Pixelpar, con questo tweet.
È però vero che già per quest’anno è prevista l’uscita di Link’s Awakening (forse il motivo per cui Nintendo cercava collaboratori a novembre), e per questo è difficile pensare che Nintendo arrivi a rilasciare un remake dietro l’altro. Sembra quindi più ragionevole pensare ad un titolo assolutamente nuovo, magari più vicino ai tempi “arcaici” della saga.
In tale ottica, quel che questi bozzetti suggeriscono sembra un mondo non proprio in pace. Ovviamente la cosa non dovrebbe sorprendere; basta ricordare le parole di Eiji Aonuma nel teaser di “Zelda U” del 2014:
As you can see, and as you know from the Zelda series, the world in these games can be quite peaceful. However, it is a Zelda game afterall, so strong enemies will certainly appear, even in this setting. Powerful enemies appearing in such a peaceful world is one of the defining features of the Zelda series.
E quindi?
Quindi non resta che aspettare, e considerati i tempi di Nintendo, probabilmente dovremo aspettare molto. Che sia in arrivo un titolo nuovo o un remake di Skyward Sword, se Monolith ci sta lavorando sento di potermi sbilanciare a dire che il mondo di gioco sarà davvero splendido. E dopo gli scossoni che Breath of the Wild ha dato ai pilastri della saga, ormai giunta a compiere 33 anni, è legittimo aspettarsi qualche altra sconvolgente novità tanto quanto invece un ritorno a una struttura più tradizionale, per soddisfare e tranquillizzare quei fan che con la scomparsa dei dungeon e delle armi tradizionali hanno sentito la terra sgretolarsi sotto ai piedi. Insomma, è troppo presto e abbiamo ancora troppe poche informazioni per avere qualche punto fermo. E quindi non resta che aspettare.
Nel frattempo, potete sempre venire a fare due chiacchiere con noi nel Club Segreto Gerudo (piccola succursale a tema Zelda del Johto Bunker). D’altronde non è la prima volta che qui su Johto World si parla di Zelda: se siete interessati potete trovare anche un piccolo commento al rapporto tra innovazione e tradizione nella saga (qui) e una fantastica rassegna della Goddess Collection (qui). Come sempre, non esitate a farci sapere cosa ne pensate, anche nei commenti.
Classe 1994, universitaria disperata, Pokéfan dal lontano 2003 e da Rubino. Appassionata di storie (che siano libri, serie tv, mitologia o giochi di ruolo), le piace scrivere di ciò che la appassiona, e la sintesi non è certo il suo dono.