Questo articolo probabilmente non lo avrei mai scritto. Sì, una mezza idea già c’era, ma ho sempre tirato in ballo l’argomento inserendolo in altri discorsi perché funzionale in quel momento. Ma un avvenimento recente mi ha fatto riflettere ulteriormente: The Pokémon Company, proprietaria del brand numero uno al mondo, ha un grosso problema di marketing.
Lo sapete, tipicamente a me piacciono i prodotti Pokémon, sono pronto a difenderli (vi ricordo che io considero Pokémon Spada e Scudo senza DLC dei titoli sufficienti, che salgono a buoni con i contenuti aggiuntivi), però c’è questo aspetto della gestione del marketing che ogni tanto si insinua e torna a farmi arrabbiare. Ovviamente l’evento che mi ha fatto arrabbiare e mi ha spinto a scrivere questo pezzo è stata la debacle relativa alla data di uscita dell’aggiornamento di Pokémon HOME, ma la cosa ha radici più profonde, che risalgono (almeno) a due generazioni fa, con Pokémon Ultrasole e Ultraluna.
Pokémon HOME, ovvero il “Well fu** :(” di TPCi
Ma ovviamente sto iniziando a dire fin troppo, e in ordine sparso, quindi iniziamo questo viaggio nel magico mondo del marketing sbagliato di The Pokémon Company proprio con l’ultimo evento in ordine cronologico. Lo sappiamo bene come è andata: il 18 maggio viene annunciato il contenuto dell’aggiornamento 3.0.0 di Pokémon HOME, con anche la data di uscita (il 24 maggio). Ovunque? Ovviamente no, perché in Giappone viene invece utilizzata la solita e ormai nota espressione “Soon™️“. E il 19 viene pubblicato sull’account inglese questa rettifica. Per aggiungere il danno alla beffa, l’account italiano pubblica il post ben tre giorni dopo il fattaccio, quando pure in Giappone l’errore era stato reso noto quasi subito per arginare la valanga di notizie internazionali contenenti la data errata.
Ma non è neanche l’unica volta che, per Pokémon HOME, sono state date informazioni diverse nelle stesse comunicazioni. Il famoso “la compatibilità verrà estesa a Scarlatto e Violetto a inizio 2023”? In Giappone e in alcune righe piccole sul sito ufficiale inglese era direttamente “primavera 2023“, che vuol dire “entro il 21 giugno 2023”, nonostante nelle comunicazioni social usassero effettivamente la prima espressione.
Sia chiaro, potrebbe benissimo essere successo che hanno trovato all’ultimo un glitch in grado di eliminare permanentemente i Pokémon che sono depositati dentro a HOME e pertanto hanno deciso di rimandare l’uscita, ma è comunque indubbio che la situazione sia stata gestita malino.
Di Dexit e DLC
Torniamo un pochino più indietro e andiamo alla scorsa generazione, affrontando l’annosa questione della “Dexit”.
Un piccolo recap per chi ha vissuto sotto un sasso durante il lancio di Pokémon Spada e Scudo: durante il Treehouse Live dell’E3 2019 Masuda e Ohmori “droppano la bomba”, ovvero che in quei titoli saranno trasferibili dai giochi precedenti tramite Pokémon HOME (vedete come ritorna sempre, quella app?) solo i Pokémon già presenti nel Pokédex di Galar e che non ci sarebbero stati aggiornamenti per aggiungere i Pokémon mancanti. Tutto ciò ovviamente genera una ondata di sdegno nella community, che si spinge fino alle minacce di morte (da cui ovviamente come redazione ci distanziamo) verso personaggi chiave come Masuda, James Turner o persino Joe Merrick.
Flash forward di circa un anno, e vengono annunciati i primi DLC a pagamento della storia di Pokémon, che reintroducono alcuni dei Pokémon eliminati dalla Dexit. Durante le anteprime alla stampa della prima metà del Pass di Espansione, però, esce fuori che i DLC erano stati previsti fin dall’inizio, al contrario di quanto affermato fino a quel momento.
Ma la questione Dexit non è il solo incidente avvenuto durante la campagna marketing dell’ottava generazione: come non dimenticare una certa infame live in diretta per 24 ore dal Bosco Brillabirinto che ancora oggi fa salire il PTSD al sottoscritto e ad altri fan della saga?
Pokémon GO e marketing crossgame
Non so se qualcuno ancora se lo ricorda, ma non è stato solo Gimmighoul a comparire per la prima volta in Pokémon GO. No, quel reveal è in realtà una copia uscita discretamente meglio (accoppiata comunque a un teaser simile all’infame diretta di Ponyta) di un altro simpaticissimo evento svoltosi 4 anni prima sempre sulla app mobile di Niantic. Il Community Day di Chikorita… no, scusate, quello si svolse correttamente, era alla fine che sorse il problema. Ah, giusto, allora era il giorno in cui Kecleon comparve su Pokémon GO… no, neanche quello. Ah, giusto, Meltan compare ma in realtà è Ditto!
Piccola spiegazione per chi non si ricorda che successe quel giorno: al termine del Community Day di Chikorita i Pokémon rimasti sulla mappa avrebbero dovuto trasformarsi nel nuovo Pokémon misterioso e se qualcuno avesse provato a catturarli, sarebbero diventati dei Ditto. Solo che la cosa non andò esattamente liscia: tra Chikorita che rimanevano sulla mappa comunque e “Kecleon” (ma in realtà erano dei Ditto anche loro) che comparivano a caso, l’evento venne funestato dai glitch, nonostante il capo del marketing di Niantic Jp avesse iniziato a tweetare che il tutto fosse in realtà un teaser. E neanche era la prima volta che facevano errori di questo tipo (sappiate solo che in redazione avevamo una catchphrase, #GoodJobAsAlwaysNiantic, per quando succedevano problemi su Pokémon GO).
Non starò qui a parlare delle questioni attualmente aperte tra Niantic e la fanbase di Pokémon GO perché non attinenti completamente a questo articolo, ma sappiate che esistono e che anche di quello si potrebbe scrivere per ore.
Ultrasole e Ultraluna: l’inizio di questa storia (per me)
E ora arriviamo a quando (per me) è iniziata la critica al marketing di The Pokémon Company. Sto parlando della “nuova avventura” annunciata in uno dei trailer pre-lancio di Pokémon Ultrasole e Ultraluna, che tra trailer e interviste prometteva dei giochi che sarebbero stati due volte più grandi dei predecessori, e che quindi chiunque (sottoscritto incluso) aveva interpretato come quello che Pokémon Smeraldo è stato per Rubino e Zaffiro.
Ma la realtà era un’altra. La nuova avventura ad Alola consisteva infatti nell’Ultracorridoio Ultramegalopoli, in una modifica agli eventi finali della storia e all’episodio Rainbow Rocket nel post-game.
Quello che spesso dico è che Ultrasole e Ultraluna sono dei bei giochi (e anzi, l’episodio RR da solo ne giustificava l’acquisto ai tempi), ma hanno un problema: sono usciti dopo Sole e Luna. Perché sì, le versioni “ultra” continuo a ritenerle i giochi migliori di settima generazione, ma per colpa di quanto ci è stato promesso e mai consegnato (tanto che le modifiche alla storia principale rendono il comportamento di Samina incomprensibile) fanno sì che quella generazione mi lasci l’amaro in bocca anche a distanza di anni. E tutto questo per colpa di scelte di marketing che hanno deciso di puntare sul mostrare sì le novità, ma in realtà nel gioco queste ultime erano estremamente confinate all’interno di tempi e spazi più limitati.
Quando fanno marketing correttamente
Fin qui ho parlato però di come il marketing di Pokémon sia sbagliato. Ma esistono, in mezzo a questa marea di errori, anche dei giochi che sono stati presentati bene, hanno spiegato cosa contenessero in maniera onesta e ne era stato esplicitato correttamente il target.
E qui vi chiederete, se siete arrivati fino a questo punto, se esiste qualche fregatura. E la risposta, come potete aspettarvi, è sì.
Perché il “marketing fatto bene” è stato fatto per le campagne prelancio di Pokémon: Let’s Go, Pikachu! e Let’s Go, Eevee! e per Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente (sì, lo so cosa state pensando, almeno per la seconda coppia di giochi, ma la qualità del prodotto finale non è la questione in esame in questo articolo, per quella vi lascio volentieri la review del nostro AmicoVirgi).
Pensateci: in entrambi i casi ci hanno detto esattamente quello che era presente all’interno (nel primo caso un gameplay incentrato sulle catture in stile Pokémon GO e nel secondo caso il remake più fedele mai creato), ci hanno detto in maniera esplicita il target (in entrambi i casi non noi, vecchi veterani ma le “nuove leve”, i bambini che vogliono approcciarsi per la prima volta alla saga), e nelle interviste e negli annunci social si sono attenti esclusivamente a quello. Fine.
Ed è questo che fa arrabbiare: perché The Pokémon Company non riesce ad essere onesta e chiara come in questi casi? Credo che l’unica risposta possibile a questa domanda sia un laconico “ai posteri l’ardua sentenza”.
Cosa ne pensate? Trovate anche voi che il marketing di The Pokémon Company abbia dei problemi? O le campagne pre-lancio vadano bene? Fateci sapere la vostra, come sempre, nei commenti sui nostri canali social!
Classe 1994, nintendaro dalla nascita. Ha quasi finito l’album delle figurine Pokémon uscito nel lontano 1999, e da allora è alla ricerca del Mew mancante. Ha iniziato a giocare a Pokémon con Oro quando ormai era già uscito Cristallo, ma da allora non si perde un’uscita della saga. Odia scrivere bio abbastanza sarcastiche in due righe.